Venti di recessione, Borse a picco Eurolandia brucia 270 miliardi

by Sergio Segio | 23 Settembre 2011 7:30

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WASHINGTON – Fuga dal rischio. Fioccano le vendite sui mercati di tutto il mondo. In entrambe le sponde dell’Atlantico, crollano i listini di Borsa, sobbalzano gli spread, scricchiolano pericolosamente i cds, i contratti che assicurano dal rischio default. Scivola il petrolio, non si salva nemmeno l’oro, il bene rifugio per eccellenza. I mercati paiono come impazziti. Dilaga la delusione per le nuove misure della Fed Usa a sostegno della crescita. Si diffonde il timore di un contagio della crisi del debito sovrano. «L’economia è entrata in una fase pericolosa», annuncia Christine Lagarde, al suo debutto sul palcoscenico dell’Fmi. «La via della ripresa c’è, ma si è fatta più stretta». E il segretario al Tesoro americano Tim Geithner: «La maggiore sfida è la crescita: i governi devono sostenerla. Il ruolo degli Usa si sta erodendo: non possono essere l’unico motore della crescita». Preoccupato, il G20 chiede soluzioni rapide per uscire dalla crisi: per l’Italia partecipano il ministro Tremonti e il governatore Draghi.
In una lettera al presidente francese Sarkozy, il premier inglese Cameron insieme ai leader di altri 6 Paesi (Australia, Canada, Indonesia, Sud Corea e Messico) invita Eurolandia ad agire rapidamente per arginare il rischio-debito ed evitare il contagio. La Casa Bianca reclama «un’azione coordinata» dei Venti a sostegno della «fragile crescita economica». Sembra facile. In tutti gli angoli del pianeta, Italia inclusa, le stime del Pil vengono pietosamente ritoccate al ribasso. Negli States, l’economia si avvita e la disoccupazione dilaga. In Europa, la crisi del debito si trascina appresso anche le banche, declassate dalle agenzie di rating. Persino i Paesi emergenti rallentano. «E’ improbabile una nuova recessione», rassicura Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale. Ma i mercati paiono non ascoltare nessuno.
Si consuma così l’ennesima giornata nera. Ovunque domina il segno meno: Londra perde il 4,55%, Parigi il 4,78, Francoforte il 4,11, Madrid il 4,20, Zurigo il 3,24 e Wall Street il 3,51. L’Europa brucia altri 270 miliardi. Milano, che lascia sul campo il 4,52% del suo valore, ne perde da sola 15. Ma negli ultimi tre mesi Piazza Affari ha visto volatilizzarsi ben 100 miliardi di capitalizzazione. Non è più solo un fatto di Grecia. Geithner dice espressamente che la crisi europea «va oltre» il caso in questione, «è maggiore». E Lagarde si sgola, anche in un dibattito tv, per assicurare che Atene «non è sola», così come non lo era stata l’Argentina nel 2001 perché ha dietro di sé l’intera Eurozona. E soprattutto, non siamo più «ai tempi di Napoleone», che per decidere schiocchiava le dita. «Siamo in democrazia», che ha i suoi tempi. Le misure economiche, una volta prese, «vanno ratificate dai Parlamenti». Perciò, «Ci vuole pazienza». La signora ammette che, purtroppo, «il mercato non ha i tempi della politica».
All’interno della grande crisi che aleggia su tutte le economie c’è anche il caso dell’Italia, con la maxi-manovra che già  non basta più e le debolezze politiche che aumentano l’incertezza dei mercati. Mai s’erano sentite, nelle conferenze stampa del Fondo, domande della stampa straniera sui guai del Paese. A una di queste, il commissario Ue Olli Rehn risponde: «Non credo che l’Italia avrà  bisogno di aiuti». E in ogni caso, «sarebbe difficile chiederle di più». Già , perché un’altra problema che sta emergendo con forza è che sì, certo, ci vuole l’austerity, ma non bisogna nemmeno esagerare per non soffocare la ripresa.

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