Un’inchiesta sulla lista gay-omofobi

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Una richiesta di intervento è stata inviata in questo senso alla polizia postale che dovrà  riuscire nella difficile impresa di smascherare l’anonimo pettegolo. Worldpress, la piattaforma sulla quale il blog è stato ospitato, ha sede in California, è una delle più diffuse della Rete e permette di crearne uno con pochi click, fornendo soltanto la propria mail. Auguri alla cyberpolizia, quindi. Può far discutere semmai l’intervento unilaterale della Procura, e la definizione di «dati sensibili» che rivelano – secondo la legge – la «vita sessuale». Nessuno dei politici che hanno subito l’outing – molto incompleto, si è detto, e pressocché nullo dal punto di vista giornalistico – hanno infatti ritenuto fin qui di sporgere querela, limitandosi a pronunciare poche battute sdrammatizzanti. Si è distinto particolarmente ieri Mario Baccini, deputato Pdl, che autodefinendosi «maschio latino», cazzeggiava su ben due quotidiani a proposito delle telefonate di «donne mie fan, preoccupate». L’influenza del Capo sul senso dell’umorismo dei suoi si fa sentire. Purtroppo. Il giornale, ieri, ha preso la palla al balzo per aprire con un grande titolo: «La dittatura del sesso». «Stiamo tornando agli anni bui in cui l’adulterio e la pederastia erano giudicati delitti contro l’umanità », si è lagnato Vittorio Feltri in un lungo editoriale dei suoi, del tipo «chissenefrega se tizio è gay». E ancora: «In Italia ormai le mutande hanno sostituito l’ideologia». Può darsi. E comunque il foglietto su Boffo «noto omosessuale attenzionato dalla polizia di stato» lo ha pubblicato lui, come ai tempi de Il Borghese e Pasolini, altro che outing.
È piuttosto chiaro, comunque, di quale mutande si parli. Ha aggiunto sempre ieri Fabrizio Cicchitto: «In Italia dopo il caso Montesi c’è stata una tacita convenzione, anche prima del ’68, per una totale separazione fra la vita politica e la vita privata, tant’è che due leader democristiani notoriamente omosessuali non sono mai stati attaccati su questo terreno. Invece questa convenzione nel nostro Paese è saltata da quando Berlusconi è stato attaccato proprio su questo terreno…».
Eppure nessuno, anche nei commenti più indignati di organizzazioni gay contro l’iniziativa, ha avuto da ridire sul concetto da sempre molto «americano» della coerenza tra convinzioni pubbliche e comportamenti privati di un politico. Roba, si è detto pure riferendosi al caso più sfacciato di tutti, quello del Capo del Governo, che nell’Italia cattolica bla bla non ha mai funzionato. Salvo, andrebbe aggiunto, che non si tirasse in ballo l’omosessualità  (o i trans, come nel caso di Marrazzo e Sircana). Sempre di Baccini è la rivelazione che la pubblicazione sulla lista sarebbe una vendetta per il fatto di non aver firmato un appello contro l’omofobia. In serata Nichi Vendola ha commentat: «La battaglia per l’affermazione dei diritti non può cedere sul terreno della violenza».


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