Una pallottola spuntata
“Avvistato José Manuel Barroso!”, ironizza Mediapart. “La Commissione europea mercoledì ha dato segni di vita da Strasburgo. Era da mesi che circolava l’avviso relativo alla scomparsa del suo presidente, mentre nella zona euro si registravano agitazioni finanziarie senza precedenti”.
Per dimostrare agli scettici di essere più vivo che mai, Barroso ha sfoderato due proposte sensazionali che si ritiene possano calmare i mercati finanziari. Prima di tutto una tassa sulle transazioni finanziarie per l’intera Unione. E poi eurobond per la zona euro. […] L’unica iniziativa che lo stesso Barroso aveva messo sul tavolo l’anno scorso nello stesso periodo (un impegno europeo per finanziare alcuni progetti mirati di investimento) non si è mai tradotta in realtà . […] Se il portoghese arranca a imporsi in tema di regolamentazione finanziaria, proprio all’acme della crisi, è perché ha trascorso buona parte del suo primo mandato (2004-2009) a smantellare sistematicamente le poche regolamentazioni ancora in vigore sui mercati. […] Come si può pretendere oggi di avere le ricette giuste per rimettere in sesto i mercati?
Secondo Pàºblico, il discorso di Barroso aveva “un obiettivo politico fondamentale: respingere la proposta francotedesca di un governo economico della zona euro, presentata da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy in occasione del loro summit del 16 agosto”.
Ieri, Barroso ha risposto loro che il ‘potere economico’ è una prerogativa della Commissione. E l’ha detto davanti all’unica istituzione che può contare da questo punto di vista, ossia il Parlamento europeo. Il suo discorso sembra un’ammissione di debolezza. La Commissione che egli presiede era pressoché scomparsa nel pieno della crisi europea ed è stata sistematicamente messa in secondo piano dalla determinazione del duo francotedesco. Ha assistito impotente al trasferimento dei poteri in direzione di Berlino. E se c’è stato un protagonista nella lotta reale contro gli effetti devastanti di questa crisi si tratta indubbiamente della Banca centrale europea. Si dirà che si tratta di un’evoluzione ineluttabile che la crisi del debito non ha fatto altro che accelerare.
Comunque sia, si deve riconoscere che ora la Commissione sta facendo il suo dovere, fa notare El Paàs, secondo il quale l’intervento di Barroso al Parlamento europeo è stato
un piccolo esempio di realismo nel marasma di goffaggine e di inutile retorica che negli ultimi tempi caratterizza la gestione della crisi nella zona euro.
Tra le proposte avanzate dal presidente della Commissione Barroso, Pàºblico sottolinea la cifra dello 0,01 per cento: a tanto ammonta la “Tobin Tax” che Bruxelles “prevede di imporre alle transazioni finanziarie entro il 2014”.
Tale percentuale rivela tutta la risibilità dell’iniziativa, rispetto ai 4.600 miliardi di euro che i cittadini europei hanno immesso nel sistema finanziario dall’inizio della crisi. Oltretutto è necessario ancora verificare se tale provvedimento potrà entrare effettivamente in vigore, dato che il pachidermico apparato finanziario dell’Unione esige che qualsiasi modifica al regime fiscale europeo debba essere approvata all’unanimità da tutti gli stati membri e il governo britannico ha già espresso la propria opposizione alla tassa.
“Non si offenda il presidente della Commissione, ma non è lui che avrebbe dovuto pronunciare il discorso sullo stato dell’Unione, bensì Angela Merkel”, afferma Marek Magierowski su Rczespospolita:
Non è lui che tira le fila e non è su di lui che ricadrà la colpa di un eventuale crollo della zona euro. […] L’Ue è governata di fatto dalla cancelliera tedesca e tutto il mondo ha gli occhi puntati su di lei. […] Il discorso è stato interrotto di frequente dalle ovazioni degli eurodeputati e i leader dei partiti conservatori hanno espresso apertamente tutto il loro entusiasmo. Nel teatrino dell’Ue tutti hanno interpretato meravigliosamente bene i rispettivi ruoli. Ma la vita reale è altrove.
La dimostrazione di forza del presidente ha invece convinto Maroun Labaki, che su LeSoir scrive:
José Manuel Barroso è un politico molto abile. Un po’ di strategia, qualche numero a effetto, molta convinzione: il presidente della Commissione europea ha fatto un grande discorso sullo stato dell’Unione, molto politico. […] Potremmo dedurre che ieri sia nato un asse tra la Commissione e il Parlamento europeo. Questo riavvicinamento de facto avverrà a discapito delle capitali e del Consiglio nel suo insieme. I capi di stato o di governo hanno di che preoccuparsi. (traduzione di Anna Bissanti)
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