Un viaggio low cost

by Sergio Segio | 1 Settembre 2011 6:14

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Dall’aeroporto di Ciampino partono aerei Ryanair, compagnia celebre per aver inventato il genere. Costo: 45 euro. Fantastico, si prenota. Arrivare a Ciampino non è semplice: il treno per Fiumicino costa 17 euro, arrivare a Termini e prendere il bus per Campino circa il doppio. Ma siamo ancora in territorio positivo, come dicono i tizi che spiegano in tv l’andamento delle borse. Appena si entra nella sala delle partenze, però, si inciampa subito in un problema: quello di Ciampino è praticamente un terminal privato di Ryanair, che infatti ha minacciato il comune e la regione, a suo tempo, perché i cittadini locali chiedevano meno voli. Quindi c’è una coda spaventosa: tutti insieme, quelli che vanno a Baden Baden, a Londra, a Cagliari, ecc. Solo dopo un po’, impiegati della compagnia decidono di sbrogliare la matassa aggirandosi nella fila e gridando (in italiano) «passeggeri per Baden Baden!… Di qua!». Finalmente si arriva allo sportello, e la signorina chiede: «Dov’è il check in?». Smarrimento: «Non è qui?». Lei spiega infastidita che tutti sono tenuti a farlo on line. Una verifica a posteriori conferma: in inglese, e solo in inglese, era stato comunicato che tu «can» (bello grande) fare il check in on line, e anzi «must» (in piccolo). La signorina è inflessibile: per il check in bisogna pagare 49 euro facendo la fila alla biglietteria. E va bene. Finalmente possiamo avviarci al «gate», dopo che la signorina ha ammonito «un solo bagaglio a mano». Ora, abbiamo girato per tutto il mondo, dal Brasile alla Turchia, per dire, con un trolley piccolissimo e, le donne, la borsetta. Siamo tranquilli. All’uscita troviamo un clima che suscita nostalgia, è come quando la gente buttava le valigie nei finestrini dei treni per «prendere il posto». Low cost vuol dire che non ti assegnano un posto, sull’aereo, e quindi lo devi conquistare spingendo e aggirando la coda. In questa atmosfera di festa paesana nevrotica si arriva infine all’uscita. Lì però è piazzato un tizio che afferra per il braccio le signore dotate sì di trolley delle dimensioni prescritte ma anche, colpevolmente, di borsetta. Comunica con le mani perché è inglese, o irlandese. Ma si fa capire: la borsetta la puoi tenere, il trolley va imbarcato sull’aereo. Costo: 48 euro. Così, quando ci si siede in aereo si fanno i conti: biglietto, più check in, più trolley, uguale costo di un volo Alitalia (o Air One, per dire). Ma non è finita. Tutta la trafila fa venire, in agosto, una sete da cammello: se chiedete «acqua», potete prendere una mezza minerale. Costo: 3 euro. E la voce dell’altoparlante vi aggredisce: «Partecipate al nostro simpatico gioco, il gratta e vinci», così si aiuterà  ad aiutare «i bambini malati di cecità ». Quando l’aereo atterra a Cagliari, una musichetta in puro stile bingo londinese annuncia il vincitore, e metà  dei passeggeri applaude. Applaude non l’abilità  del pilota nell’atterraggio, come usava, ma il vincitore del gratta e vinci. O forse «i bambini malati di cecità », difficile dire.

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