Un mare di soldi alle banche

by Sergio Segio | 16 Settembre 2011 7:10

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 Alle banche i soldi non si fanno mai mancare: la Bce ha annunciato un intervento congiunto di cinque banche centrali per reintrodurre le agevolazioni che garantiscano liquidità  in dollari. La ripresa dei finanziamenti è stata decisa per aiutare le banche europee a finanziarsi in dollari visto che a causa della crisi dei debiti sovrani avevano enormi difficoltà  a trovare credito. Nella sua opera di finanziamento, la Banca centrale europea ha trovato un accordo con la Federal reserve statunitense, con la Bank of Japan, la Banca centrale svizzera e quella inglese. Come avverrà  l’operazione di finanziamento è spiegato in un comunicato emesso dalla Bce: nel quale si spiega che «ha deciso, in coordinamento con la Fed, La Boe, la Boj e la Snb di avviare tre diverse operazioni per fornire liquidità  in dollari con prestiti a tre mesi fino alla fine dell’anno». Le operazioni saranno condotte a tassi fissi e sulla base di aste che si terranno il 12 ottobre, il 9 novembre e il 7 dicembre.

Le Borse europee che già  prima dell’annuncio erano in territorio positivo, hanno accolto la notizia con forti rialzi, in particolare i titoli bancari. Piazzaffari ha chiuso con un rimbalzo del 3,55% dell’indice Mib. La decisione ha ridato vigore anche all’euro che è prima risalito sopra quota 1,39 sul dollaro per poi ripiegare in chiusura a 1,3845. Un po’ di respiro anche per i titoli del debito pubblico italiani: lo spread Btp-Bund si è ridotto a 356 (3,56%) punti base, in flessione di 14 centesimi rispetto a mercoledì. E, a proposito di titoli del debito pubblico, la bilancia dei pagamenti di luglio, diffusa ieri dalla Banca d’Italia, offre le prime evidenze dell’impatto della crisi del debito anche su Bot e Btp. In particolare sui titoli a medio e lungo termine i disinvestimenti di portafoglio degli investitori esteri hanno superato i 15 miliardi, mentre nei due mesi precedenti si erano registrati forti afflussi dall’estero sui titoli del debito. Colpito anche il breve termine con vendite per 5,7 miliardi. Luglio ha quindi anticipato il fenomeno che dovrebbe essersi accentuato ad agosto quando le tensioni sono aumentate e gli spread di rendimento dei titoli di stato italiani nei confronti dei bund hanno toccato i nuovi record dalla nascita dell’euro. Secodo molti esperti, il fenomeno del disinvestimento non è dovuto a speculatori, ma dietro le vendite ci sono fondi pensione europei e internazionali che hanno lasciano i titoli italiani perché non danno loro più sicurezza.
Ieri è stato anche pubblicato il numero di settembre del Bollettino mensile della Bce. Tra l’altro viene spiegato che la decisione del 7 agosto di riprendere l’acquisto (sospeso a fine marzo) di titoli di stato è stato motivato «dal rischio significativo che, in assenza di interventi, il funzionamento di alcuni mercati dei titoli di Stato venisse compromesso e le tensioni si propagassero ad altri mercati». Per l’Istituto centrale europeo, «ove si fosse concretizzato, tale rischio avrebbe avuto un pesante impatto sull’accesso ai finanziamenti nell’economia dell’area dell’euro».
Per il resto, la Bce manda a dire che la politica monetaria resta accomodante anche se «alcune condizioni di finanziamento si sono inasprite». In ogni caso la Banca centrale resterà  concentrata sul proprio mandato di mantenere la stabilità  dei prezzi nel medio periodo, assicurando in tal modo che la recente evoluzione dei prezzi non produca pressioni inflazionistiche generalizzate. Quanto alla evoluzione del Pil, la Bce si attende una crescita moderata dell’economia dell’area, a fronte di un livello di incertezza particolarmente elevato e di rischi al ribasso intensificati. Questo significa che la crescita del Pil in termini reali dovrebbe aumentare a ritmo molto moderato nella seconda metà  di quest’anno.
Non poteva, poi, mancare un appello ai paesi Ue di tenersi pronti a varare misure aggiuntive per l’aggiustamento dei conti pubblici. In particolare «è essenziale che i provvedimenti annunciati trovino piena applicazione». Altrimenti «i governi devono essere pronti ad attuare misure di risanamento aggiuntive, in particolare dal lato della spesa, qualora si concretizzino rischi relativi alla realizzazione degli attuali obiettivi di bilancio». Inoltre, il risanamento di bilancio e le riforme strutturali «devono procedere di pari passo per rafforzare la fiducia, le prospettive di crescita e la creazione di posti di lavoro».

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