Un codice etico contro il caporalato in agricoltura: la proposta della Flai Cgil

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PALERMO – Scrivere un codice etico contro il caporalato in agricoltura che diventi una vera e propria “carta degli impegni morali” che i sottoscrittori assumono e che intendono realizzare nell’attività  quotidiana. E’ questa la proposta che la Flai Cgil Sicilia lancia per combattere lo sfruttamento del lavoro bracciantile. Una realtà  molto diffusa nell’isola, dove il sindacato stima percentuali di occupazione in nero del 25% e di lavoro irregolare del 48%. La campagna della Flai contro quello che definisce il “neo schiavismo” è stata lanciata oggi, in una conferenza stampa, nel corso della quale è stata presentata anche la tre giorni itinerante nelle province Siracusa e Ragusa di quello che si autodefinisce “il sindacato di strada”: un sindacato che scende nei luoghi dove avvengono ingaggi di manodopera e contrattazioni.

La Flai parla della necessità  di “una politica programmata dell’accoglienza per evitare situazioni di degrado”, che riguardano soggetti “la cui presenza è diventata fondamentale per l’economia agricola siciliana e i cui diritti vanno pienamente riconosciuti, a partire dai diritti di cittadinanza e di voto per i residenti. Ed è proprio nei luoghi dell’agricoltura d’eccellenza che la Flai ha scelto di lanciare la propria campagna, partendo da Cassibile, dove tra marzo e giugno, nei periodi di raccolta delle patate e delle carote, si radunano almeno un migliaio di immigrati, ad oggi l’anello più debole del sistema dei diritti. Nella tre giorni di iniziative, infatti, che cominciano da oggi e si chiuderanno il 30, i sindacalisti della Flai si recheranno nei mercati e nei punti di raccolta per incontrare i lavoratori.

“Identifichiamo nella prefettura – ha detto Salvatore Tripi, segretario generale della Flai Sicilia- il punto di riferimento delle istituzioni, degli enti di vigilanza e delle parti sociali nel territorio. Alla Prefettura chiediamo di intestarsi la stesura e la stipula con le parti del codice etico, per una corretta gestione del mercato del lavoro agricolo”. Il sindacato rileva “l’esiguità  tutt’oggi degli organi di vigilanza, con l’Inps siciliano – ha affermato Tripi – che dovrebbe controllare con soli 107 ispettori 400 mila aziende. Noi – ha proseguito- suggeriamo un sistema premiale per le imprese virtuose e vigileremo sull’attuazione della nuova legge che sanziona penalmente l’intermediazione illecita di manodopera”.

“La questione fondamentale – continua il sindacalista – è creare una coscienza diffusa dei diritti, sviluppare un approccio culturale che rifugge dall’illegalità , nella consapevolezza che un’agricoltura di qualità  ha bisogno di lavoro di qualità , nel pieno rispetto dei diritti”. “La forte presenza dall’Est europeo – ha detto Tripi – determina l’abbassamento fino al 40% del salario contrattuale. Alcune aziende, inoltre – ha denunciato- assumono i lavoratori immigrati per tutti i mesi dell’anno e alla fine non dichiarano neanche le 51 giornate che servirebbero loro per accedere alle tutele previdenziali e assistenziali”. “Chi pensa che l’unica via per superare la crisi sia il sottosalario e lo sfruttamento – ha sostenuto ancora il sindacalista – si sbaglia e se le cose non cambieranno la prossima iniziativa del sindacato sarà  lo sciopero di tutti i lavoratori agricoli dei comuni dove il fenomeno si manifesta”. (set)

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