TUTTI I PERICOLI AUTORITARI DI UN ARTICOLO
L’art. 8 della manovra economica cancella questo diritto, quindi l’impalcatura che sorregge lo Statuto dei lavoratori. Contemporaneamente fa carta straccia del Contratto nazionale e viola la Costituzione, da cui emana l’input per definire norme che riequilibrino la differenza di potere tra chi lavora e l’impresa, in modo che quella differenza non diventi arbitrio e il lavoro non sia servitù. Infatti l’art.8 prevede che a livello aziendale, nei contratti di “prossimità “, si possono definire accordi con sindacati maggiormente rappresentativi anche a livello territoriale (definizione particolarmente ambigua). In quegli accordi possono essere previste norme diverse da quelle contenute nelle leggi e nel contratto nazionale, su ogni argomento. E perché non ci siano dubbi, esplicitamente si parla della possibilità di licenziamento senza motivo, pagando un’indennità , tranne che in caso di discriminazioni, matrimonio e maternità . Situazioni peraltro nelle quali la pratica della lettera di dimissioni in bianco continua ad essere utilizzata diffusamente (800.000 uscite “volontarie” di donne madri dice l’Istat). Non è un caso che il primo atto del governo Berlusconi nel 2008, anche in quella occasione con un’articolo all’interno della prima manovra economica di giugno, fu quello di abolire la legge 188/2007, che rendeva impossibile la truffa delle finte dimissioni volontarie con le quali si mandano via o si tengono sotto ricatto ragazze (e ragazzi).
Ma l’art.8 è proprio così estraneo all’impianto della manovra economica? È vero che di per sé non porta un euro, non serve dunque a comporre i saldi, ma non è un corpo estraneo. È un’intenzione totalmente in sintonia con l’idea che libertà e dignità del lavoro siano un ostacolo alla produttività dell’impresa e alla sua capacità competitiva, così come è considerato un ostacolo un sindacato autonomo, non “complice” per usare il linguaggio usato in altre occasioni dal ministro. L’art.8 è messo lì per questo, offerto dal governo come misura per la crescita, al posto degli investimenti in ricerca, innovazione, istruzione, qualità . Al posto della politica industriale e di quella energetica. Come complemento del taglio delle politiche pubbliche, di quelle sulle pensioni, di quelle immorali sulla disabilità , dell’aggressione violenta nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego. Con quell’articolo si svuota il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, si dà il via ad una giungla normativa insulsa. Si indebolisce la possibilità di tutela collettiva delle persone e quindi il sindacato.
Per questo è francamente incomprensibile l’interpretazione imbarazzata che dell’articolo danno Cisl e Uil, più ancora che sul resto della manovra. Poi, a prescindere dalle nostre convinzioni, la realtà di oggi (e la storia) dicono che la gestione autoritaria dei rapporti di lavoro non accresce la salute delle imprese e la qualità dei loro prodotti, terreno sul quale le imprese italiane competono. (Fiat docet)
La realtà e la storia ci mostrano anche come ci sia un rapporto stretto tra l’autoritarismo nella società e nei luoghi di lavoro. Anche per questo non si tratta di una questione sindacale, ma squisitamente politica perché la nuova normativa modifica e restringe gli spazi di democrazia e di libertà . Quelli che la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori hanno tutelato fino ad oggi,impedendo che alcuni diritti fossero a disposizione della contrattazione, quindi dei rapporti di forza.
A Carbonia, sulla facciata dello stabilimento della vecchia miniera, oggi bellissimo polo museale, c’è una frase di Mussolini, inscritta all’apertura, che invita a lavorare nell’obbedienza e preferibilmente in silenzio.
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