Tremila miliardi per salvare l’euro in caso di default pilotato della Grecia
WASHINGTON – Al lavoro per difendere l’euro e le banche. Alla riapertura dei mercati, mentre fioccano le proteste a Wall Street e si aggrava la crisi della Grecia, i Paesi europei studiano un maxi-piano da 3000 miliardi per proteggere la moneta unica. E intanto, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiesto «misure eccezionali» per evitare il default della Grecia e per salvare l’euro, e ha detto che «bisogna prevedere un meccanismo sanzionatorio che tolga sovranità ai Paesi più spendaccioni». Le singole Nazioni europee – ha aggiungo – non contano niente di fronte a Usa e Cina: «Serve un’Unione anche monetaria compiuta».
I ministri e i governatori del G20 se ne tornano a casa, dopo una settimana di riunioni a Washington. Ma i loro esperti sono alle prese con questi due progetti: oggi riaprono i mercati, nessuno sa prevedere come andrà . Ci si prepara al peggio, soprattutto per quel che riguarda le sorti di Atene, scossa dalle voci di un default “pilotato”. Gli americani sono preoccupatissimi: temono effetti a cascata e assalti alle banche. Per questo intensificano il loro pressing sulla Ue, a tutti i livelli.
Il piano per l’euro, ancora non confermato ma neppure smentito, viene rivelato da fonti inglesi e sollecitato (sembra) anche da Usa e Cina e dallo stesso Fmi. Prevede un arricchimento del fondo salva-Stati che oggi è di 440 miliardi, fino appunto a 3000. Lo scopo: proteggere l’euro dal contagio. «La questione non è più se la Grecia andrà in default quanto piuttosto assicurare che sia pronta una potenza di fuoco finanziaria. Per far fronte a un default e, soprattutto, per assicurare che il contagio non si diffonda attraverso l’Eurozona quando succederà », dichiara a Washington Gerard Lyons, chief economist della banca Standard Chartered. Diretto l’appello del membro italiano nel board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi: «L’attuale rete di sicurezza», cioè appunto il fondo salva-Stati, «va rafforzata» perché il sistema finanziario possa resistere «a qualunque choc». Il suo collega olandese, Patrick Honohan, raccomanda comunque “cautela”.
L’ipotesi del maxi-piano, anticipata dal Sunday Times, se confermata, si articolerebbe così: 3000 miliardi di dotazione all’Esfs. I denari servirebbero per una sostanziale iniezione di capitale in almeno 16 grandi banche internazionali. Si tratterebbe di aumentare le “riserve” degli istituti, da utilizzare solo in caso di bisogno. Una volta approntato il sostegno alle banche, tutte molte esposte con Atene, l’eventuale default della Grecia sarebbero meno “sistemico” e dunque “pilotato”. L’Efsf del futuro potrebbe anche rivolgersi al mercato per reperire risorse aggiuntive.
Il fondo salva-Stati, nato all’indomani del primo salvataggio della Grecia, dovrebbe diventare permanente nel 2013. Di fronte alla crisi che incalza però, si cerca di anticipare questa scadenza, accelerando quindi il funzionamento del complesso meccanismo. Il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, anche lui a Washington per il summit del G20, si dice disponibile: «Prima sarà meglio sarà », confessa parlando con i giornalisti, anche se resta da verificare se uno sprint è possibile, da un punto di vista giuridico. Comunque, se questo Mes – così si chiamerà una volta che sarà cambiato il suo status – dovesse essere messo in piedi prima del previsto «noi non ci opporremo». Possibilista anche il ministro spagnolo dell’economia Elena Salgado. Di sicuro c’è urgenza di fare qualcosa: alla crisi del debito sovrano va trovata «una soluzione rapida e sostenibile a livello nazionale e internazionale», insiste il tedesco Axel Weber, ex presidente della Bundesbank.
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