Tbc, si allarga il rischio contagio

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ROMA – A luglio la finestra del contagio sembrava doversi chiudere ai primi di febbraio. Poi, andando a ritroso, si è arrivati fino a gennaio. Ma adesso, anche i genitori di chi è nato a dicembre al policlinico Gemelli di Roma, sanno che il loro figlio potrebbe essere stato in contatto con il batterio della tubercolosi nei primi giorni dopo il parto.
A gettare altra luce inquietante sull’indagine avviata dopo la scoperta che un’infermiera in servizio a Neonatologia era malata di tubercolosi, è stato il test che un padre, poco convinto delle rassicurazioni del nosocomio, ha fatto fare a sue spese. Nato l’8 dicembre, il bimbo avrebbe dovuto essere al riparo dai rischi. «Quando abbiamo saputo dei contagi di Tbc ci siamo allarmati – racconta – e abbiamo chiamato il Policlinico, ma ci è stato detto che nostro figlio nato a dicembre, non rientrava nel range di screening gratuiti della Regione. Per cui abbiamo dovuto effettuare i test in maniera autonoma, spendendo 70 euro. Lunedì il responso: è positivo. La lastra al torace è negativa, per cui non è contagioso ma andranno fatti altri accertamenti».
Sono nubi sempre più grigie quelle che si addensano sul modo in cui è stata gestita la prevenzione infettivologica dei neonati. Era attivo più di un focolaio al Gemelli? O sono stato fatti male i calcoli sul periodo di infettività  dell’infermiera? O ancora. Il neonato ha avuto modo di entrare altrove in contatto con il Mycobacterium tubercolosis? Ma a questo punto non è semplice per chi lavora al Gemelli diradare la nube di sospetti che circonda la gestione. E intanto i Nas sono andati al reparto di Fisiologia respiratoria, dove lavorava in precedenza la donna, per acquisire anche lì la documentazione: il sospetto è che possa essersi infettata lì.
Ad abbassare la soglia di ansia ci ha pensato ieri il ministro della Salute Ferruccio Fazio: «Non esiste una emergenza per la Tbc in Italia e i bambini coinvolti grazie alla profilassi non avranno conseguenze. Dei 1.415 già  sottoposti ai test l’8,6% sono risultati positivi, ovvero sotto l’indice di bassa incidenza della Tbc nei Paesi sviluppati». Il suo giudizio sul Gemelli è più che positivo. «L’emergenza è stata affrontata con prontezza e competenza. Però sono da rivedere i protocolli sulle analisi preventive. «Stiamo predisponendo un nuovo principio di indirizzo per le strutture sanitarie – ha detto il ministro – compreso anche il settore della neonatologia, ad integrazione delle linee guida già  emanate».
Ieri molte delle famiglie coinvolte in questa brutta storia di metà  estate si sono riunite in un confronto con il Codacons, l’associazione dei consumatori che più di tutte si è fatta paladino di bimbi e genitori. Genitori, arrabbiati, preoccupati, agitati. Hanno paura che la profilassi antibiotica possa avere effetti collaterali sui quei bimbi che a mala pena arrivano a pesare otto chili. «La notizia che nostro figlio era positivo è piombata in casa nostra come uno tsunami. È un incubo», ha raccontato una signora. Due le class action presentate. La richiesta dell’associazione, come risarcimento per il danno biologico, morale ed esistenziale arriva sino a mezzo milione di euro per alcuni casi.


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