Sugli «ascolti» si torna al ddl Alfano La maggioranza cerca il terzo polo
Così — dopo gli apprezzamenti per l’intesa raggiunta dal leghista Molteni, da Contento del Pdl e dalla Samperi del Pd — il relatore Rao (Udc) ha lanciato un seme in Aula: «Questo accordo potrebbe costituire un buon viatico per il dibattito sulle intercettazioni della prossima settimana…». E dunque, già in vista del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità previsto per mercoledì, l’Udc si appresta a giocare un «ruolo positivo» se la maggioranza finisse per accontentarsi di approvare la legge Alfano sulle intercettazioni così come è uscita dalla commissione dopo l’accordo tra Niccolò Ghedini (Pdl) e Giulia Bongiorno (Fli). La mossa è preziosa per il Pdl perché la non belligeranza del terzo polo permetterebbe di evitare l’ennesima fiducia su una legge che, pur riguardando molti, interessa a breve soprattutto il premier: «Fiducia? Vedremo», risponde Manlio Contento del Pdl. Che poi spiega: «In un Paese ideale, visto che il problema è sotto gli occhi di tutti, l’opposizione dovrebbe indicare 10 punti su cui discutere. Ma credo che non finirà così». E infatti il Pd, con Donatella Ferranti, annuncia «opposizione dura al ddl Alfano». Per questo Enrico Costa (Pdl) ha il mandato di scrivere gli emendamenti per inserire nel testo della commissione (quello accettato dall’Udc e da Fli perché c’è l’udienza-filtro che screma davanti al giudice le intercettazioni rilevanti da quelle irrilevanti) la mannaia contro i giornali dell’articolo 1 della legge Mastella. Di fatto, conferma Costa, verrebbero cancellate due righe fondamentali del lodo Bongiorno: «Di tali atti (d’indagine) è sempre consentita la pubblicazione per riassunto». Contro questa eventualità ieri hanno manifestato in piazza del Pantheon giornalisti, blogger, utenti della rete che hanno messo in cima alla lista delle «norme bavaglio» il comma 29 anti blogger: quello che costringerebbe i titolari di siti, piccoli e grandi, a pubblicare le rettifiche entro 48 ore per non rischiare una ammenda di 12 mila euro. Però, avverte Giuseppe Giulietti (articolo 21), bisogna fare attenzione: «Questa è una norma civetta che probabilmente verrà cancellata mentre la vera ciccia sul bavaglio alla stampa è altrove».
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