by Sergio Segio | 14 Settembre 2011 6:42
MONZA — Gli architetti li sceglieva l’assessore, perché «a Sesto è cosi». Lapidario il commento di un imprenditore immobiliare di Sesto San Giovanni, riferito dall’ex assessore all’Ambiente del comune dell’hinterland milanese Giuseppe Valeriano, sentito due volte come teste dai pm di Monza. È l’autunno 2007, e il discorso tra Valeriano e il costruttore Giuseppe Fiscella (non indagato), cade sull’ex assessore all’Edilizia Pasqualino Di Leva: il politico arrestato il 25 agosto nell’ambito dell’inchiesta sul «sistema Sesto», sul quale si sono pronunciati ieri i giudici del tribunale del Riesame, respingendo la richiesta di scarcerazione avanzata dal suo difensore. Valeriano racconta agli inquirenti di essersi lamentato con Fiscella di alcuni errori di progettazione dell’architetto responsabile del cantiere dove lo stesso ex assessore aveva acquistato due appartamenti. Fiscella lasciò intendere a Valeriano che si era affidato a quell’architetto per evitare «problemi relativi all’approvazione del progetto». Valeriano parla anche di una riunione in giunta comunale, nel 2008. Tra il vicesindaco Demetrio Morabito e Di Leva volano parole grosse. Il primo dubitava dell’onestà di Di Leva, ma il sindaco Giorgio Oldrini «chiude in tutta fretta la discussione», tra lo stupore dei presenti. Ancora in giunta, sempre nel 2008: Di Leva, in relazione a un piano edilizio, riferisce delle accuse, mosse da alcuni cittadini al Comune, di favoritismo verso le cooperative che avrebbero dovuto costruire sui loro terreni. «Oldrini mi disse di smettere di prendere nota — dice Valeriano — in modo che delle parole di Di Leva non vi fosse traccia, rimasi colpito».
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