Sesto, i sospetti di tangenti non fermano il via al piano

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SESTO SAN GIOVANNI (Milano) — Alla fine ha prevalso, seppur senza un pezzo importante del centrosinistra come l’Italia dei Valori, il volere della maggioranza, in particolare del Pd. Si è discussa nella notte la votazione al piano di recupero delle aree ex Falck: e il sogno urbanistico dell’architetto Renzo Piano — che la procura di Monza sta trasformando in un incubo giudiziario per i Democratici in generale e per Filippo Penati in particolare — potrebbe diventare realtà .
Diciassette i voti a favore del piano di riqualificazione, nonostante avvisi di garanzia, arresti, perplessità  e mal di pancia. Pd, Rifondazione — che ha ignorato i suggerimenti del segretario provinciale Antonello Patta — Sinistra Ecologia e Libertà , Comunisti Italiani hanno deciso di dire sì al piano del duo Piano e Bizzi. E di presentarsi alla città , alle amministrative del 2012, con un’idea di quella che potrebbe essere la Sesto del futuro. Da costruire su quelle aree su cui sembra pesare una maledizione, dalla chiusura nel 1996 all’inchiesta della Procura di Monza oggi, per presunte tangenti.
L’orientamento, in tarda serata, era per un voto favorevole. E così è stato. Contrari Italia dei valori, il Pdl (lato Alleanza Nazionale, cioè Antonio Lamiranda) e i Verdi che hanno detto di no. L’ultimo dei proprietari, per l’appunto Davide Bizzi (in compagnia delle cooperative bolognesi), con l’approvazione potrà  cominciare l’iter per aprire i cantieri, le ruspe arriveranno nel giro di un anno.
Il sindaco Giorgio Oldrini ha commentato a caldo: «È un momento molto importante perché arriva un segnale forte dalla città  che dimostra come ci sia sì l’autonomia della magistratura, ma anche un ruolo della politica che è quello di trovare soluzioni a problemi che, come in questo caso, sono annosi».
Dieci gli astenuti, tra cui Giuseppe Pasini, che insieme a Piero Di Caterina è il grande accusatore di Filippo Penati, del sistema Sesto. Lui, che ha ammesso di aver «pagato, solo per poter fare e non mi hanno fatto fare», alla fine ha dato indirettamente, con l’astensione, l’ok a Bizzi.
«La città  ha bisogno di lavoro e di conseguenza di ripartire», ha spiegato Pasini. E di ricominciare da quelle aree che oggi sono rovi, sterpaglie, occupazioni abusive e scheletri di ferro. Quei capannoni che l’altro ieri sera il fotografo Gabriele Basilico definiva «memoria del lavoro», immortalati, come fantasmi, nel 1999. Oggi ancora più spettrali, su cui incombe l’ombra o per meglio dire il sospetto di operazioni poco pulite. La città  riparte da questo voto. E Bizzi, con un comunicato stampa, non ha mancato di ringraziare «Comune, Regione, Provincia» per il risultato raggiunto. L’approvazione di questo Piano integrato di intervento, è solo l’inizio del percorso: ci saranno le bonifiche dei terreni, e i permessi di costruire, e la trattativa con la pubblica amministrazione. Insomma, almeno quattro lustri, vent’anni. Ma un passo avanti è stato fatto. E Sesto, da ieri notte, da oggi, può cominciare a sperare di voltare pagina.


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