Scuola al via con i fondi dimezzati
ROMA – Maxi-taglio ai fondi per l’autonomia scolastica alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico. Oggi, per 4 milioni di alunni di 12 regioni suonerà la prima campanella, nei giorni successivi toccherà ai compagni delle altre regioni. Ma insegnanti, alunni e genitori troveranno scuole ancora più povere e l’anno scolastico inizia tra le proteste. Rete e Unione degli studenti medi in mattinata daranno vita a volantinaggi e flash mob davanti alle scuole. Alle 15 in 30 città e davanti alla sede del ministero dell’Istruzione è previsto un rumoroso cacerolazo con pentole, cucchiai e coperchi. Nei giorni scorsi, intanto, l’Esecutivo ha trasmesso alla Camera lo schema di direttiva ministeriale che finanzia la cosiddetta autonomia scolastica, con una sforbiciata del 38 per cento sui fondi che arriveranno alle scuole. E i presidi sono costretti a chiedere aiuto ai genitori. Oltre alle spese per il personale, che paga lo stato, le istituzioni scolastiche ampliano l’offerta formativa con una miriade di attività e servizi aggiuntivi che in futuro dovranno pagarsi le famiglie. Basti pensare al servizio pre e post-scuola, che consente ai genitori che lavorano di accompagnare in anticipo e prelevare in ritardo a scuola gli alunni delle materne e delle elementari, alle attività di recupero e sostegno per gli alunni in difficoltà e a quelle per i disabili. Fondi che sono usati anche per il potenziamento della lingua straniera, le gite scolastiche, le attività teatrali e di cineforum e per quelle alternative alla Religione cattolica. Ma per la prima volta il budget che dà un senso all’autonomia scolastica scende al di sotto dei 100 milioni di euro. Per il 2011, sono previsti poco meno di 79 milioni, un anno fa gli istituti si divisero quasi 127 milioni. Dal 2001 il finanziamento si è assottigliato del 71 per cento: erano 521 i miliardi di lire, pari a 269 milioni di euro, che dieci anni fa arrivavano nelle casse scolastiche. L’elenco delle iniziative nazionali e locali remunerate con questa legge è lunghissimo, ma alle scuole interessano due voci: i fondi per la “realizzazione del Pof” (il Piano dell’offerta formativa) e quelli per l’aggiornamento dei docenti, letteralmente falcidiate. In tutto, per le attività del Pof 2011, le oltre 10 mila scuole italiane riceveranno 12 milioni, un anno fa erano 48 i milioni e nel 2001 addirittura 162. Nel 1997 fu varata l’autonomia scolastica, con la quale le scuole potevano, e possono, adattare l’offerta formativa alle esigenze dei territori. Per realizzarla, gli istituti predispongono questo Piano le cui attività vengono remunerate con i fondi provenienti da Roma. Ma i trasferimenti statali sono ridotti all’osso e i presidi si rivolgono ai genitori. Una prassi considerata “illegittima” dalla Ragioneria generale dello stato e “odiosa” dalla stessa Gelmini, che qualche mese fa puntò il dito contro i presidi. Ma sbirciando tra i bilanci di previsione 2011 delle scuole si scopre che in parecchi casi i “finanziamenti dello stato” saranno inferiori ai “contributi volontari” versati dai genitori. Come alla media Giuseppe Moscati di Roma che dei 183 mila euro di “entrate” in bilancio, 100 mila saranno versati delle famiglie e appena 28 mila euro da Stato e regione.
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