Schengen non si allarga

by Sergio Segio | 23 Settembre 2011 7:10

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 PARIGI.Romania e Bulgaria restano alle porte di Schengen e dovranno aspettare ancora prima di poter entrare a far parte, a pieno titolo, dell’accordo che permette la libera circolazione dei cittadini, firmato a 5 nel 1985, istituzionalizzato con il trattato di Amsterdam nel ’97, rafforzato a Lisbona nel 2007 e oggi allargato a 25 paesi.

È bastato il veto dell’Olanda per bloccare l’adesione, ieri al consiglio che ha riunito a Bruxelles i ministri degli interni e dell’immigrazione dei 25 paesi dello spazio Schengen, dove ogni decisione deve essere presa all’unanimità . «La nostra posizione è chiara – ha spiegato il ministro dell’immigrazione olandese, Gerd Leers – non siamo favorevoli a un’adesione in questo momento». Leers ha evocato delle carenze di Bucarest e Sofia nella «lotta alla corruzione e al crimine organizzato», ma aveva in mente soprattutto due problemi, che ossessionano non solo l’Olanda, ma ormai la grande maggioranza dei paesi europei: da un lato, la sfiducia nella capacità  di Bulgaria e Romania, che si situano ai confini esterni della zona Schengen, a bloccare i flussi di immigrati extra-europei e dall’altro, la volontà  di non accogliere sul proprio territorio i cittadini di questi due paesi, Rom in testa.
La discussione è per ora rimandata al prossimo Consiglio europeo di ottobre. Sul tavolo c’è un compromesso, che potrebbe permettere l’apertura delle frontiere marittime e aeree a fine ottobre e rimandare al 2012 quelle terrestri. Ma anche Berlino e Parigi non accettano che venga definita una data per l’apertura delle frontiere terrestri, che impedirebbe i respingimenti dei Rom, ora, in particolare in Francia, in netta crescita. Il gruppo socialista ha reagito accusando l’Olanda (ma anche la Finlandia, che aveva anch’essa minacciato il veto) di aver ceduto a «interessi politici, spesso populisti». Per il Pse, il veto contro l’allargamento di Schengen è «un veto contro l’Unione europea». Per la Bulgaria e la Romania, il governo olandese è «ostaggio» del Partito della Libertà  del populista Geert Wilders.
Schengen sta vivendo momenti decisamente difficili. La primavera scorsa c’è stato il braccio di ferro franco-italiano sui tunisini. La Francia aveva unilateralmente rimesso i controlli alla frontiera di Ventimiglia, mentre l’Italia aveva giocato sulla pelle dei migranti, dando permessi Schengen pur di sbarazzarsi dei nuovi arrivati a Lampedusa in seguito alle rivoluzioni arabe. Ne erano seguite tensioni anche con la Commissione europea, che grazie ai nuovi poteri che le assegna il trattato di Lisbona aveva richiamato i due paesi all’ordine.
La commissaria Cecilia Malmstrà¶m aveva fatto proposte per regolamentare un eventuale ristabilimento dei controlli alle frontiere, limitando il potere degli stati. Ma Francia, Germania e anche Spagna non vogliono sentir parlare di procedure sotto il controllo della Commissione: intendono poter continuare a decidere caso per caso, senza passare per l’approvazione di Bruxelles, quando si presenti il caso di un flusso «forte» o «inatteso» e quando venga temuta un’inadeguatezza nei controlli delle frontiere esterne da parte di uno stato membro.
Questo caso si è verificato con la Grecia, accusata di non essere stata in grado di bloccare entrate massicce di migranti al confine con la Turchia. La Commissione non ha poteri di decisione sull’allargamento dello spazio Schengen, accordo intergovernativo. Francia, Germania, Olanda e Finlandia accusano la Commissione di aver mal gestito l’allargamento a Bulgaria e Romania, ultimi paesi ad essere entrati nell’Unione europea nel 2007.
Inoltre, Bruxelles è accusata di voler accelerare l’allargamento a est, con l’abolizione dei visti per i cittadini di Serbia, Macedonia, Albania e Bosnia.
Romania e Bulgaria per molti paesi europei significano migranti «rom». In Francia, la caccia al «rom» o al «rumeno» è scatenata. Il ministro degli interni, Claude Guéant, afferma che la «delinquenza rumena» è aumentata di più del 90% nei primi sette mesi di quest’anno rispetto al 2010. «Bisogna accelerare per cio’ che riguarda il ritorno dei presunti delinquenti rumeni nel loro paese d’origine», ha dichiarato di recente Guéant. Dal 2007, cioè dall’adesione di Romania e Bulgaria alle Unione europea, la Francia ha istituito un «aiuto umanitario» al ritorno per i cittadini di questi due paesi, di 300 euro.

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