Sarkozy e Cameron a Tripoli bruciato sul tempo il governo italiano
PARIGI – Nicolas Sarkozy e David Cameron arrivano stamani a Tripoli per raccogliere i frutti della guerra e rivendicare il ruolo di principali sostenitori della rivolta. Insieme a loro, primi leader occidentali nella Libia del dopo Gheddafi, dovrebbe esserci anche il saggista Bernard-Henri Lévy, che mesi fa convinse il presidente francese a rompere gli indugi e a prendere la guida della coalizione anti-raìs. La visita durerà meno di un giorno e i tre saranno super-protetti: dalla Francia partiranno ben 160 poliziotti della Compagnie repubblicaine di sicurezza, il corpo che assicura l’ordine pubblico durante le manifestazioni. Tutti volontari, saranno in civile, senza telefonini, ma ben armati e con giubbotti anti-proiettile: per prima volta saranno in missione all’estero. La visita è stata confermato solo ufficiosamente, ma il 1º settembre Sarkozy aveva detto che sarebbe andato a Tripoli dopo l’insediamento nella capitale del Cnt, il Consiglio nazionale di transizione, avvenuto lo scorso fine settimana.
Sarkozy e Cameron dovrebbero visitare un ospedale, incontrare i dirigenti del Cnt, Moustafa Abd al-Jalil et Mamud Jibril, e poi la stampa. Poi a Bengasi parleranno a Piazza della Libertà . La scelta della data è tutt’altro che innocente dal punto di vista transalpino. Sarkozy vuol far dimenticare le rivelazioni sui rapporti tra servizi segreti e il regime di Gheddafi. Ma soprattutto intende occupare lo spazio mediatico in una giornata particolare: stasera, infatti, i sei candidati alle primarie socialiste terranno il loro primo dibattito televisivo, che sarà relegato in secondo piano dalle immagini del presidente in Libia.
La politica interna, tuttavia, non è l’unica molla del viaggio. Gheddafi è ancora in fuga e la situazione tutt’altro che stabilizzata (ieri il raìs in un messaggio a un’emittente siriana ha denunciato «l’isolamento di Sirte e i crimini commessi dalla Nato»). Si tratta di farsi “un posto al sole” per conquistare i futuri contratti economico-petroliferi, ridimensionando così il ruolo dell’Italia, indebolita dalla lunga amicizia tra Berlusconi e Gheddafi. I due leader vogliono anche cancellare le incertezze durante le rivolte tunisina ed egiziana e dare indicazioni politiche: «Il capo dello Stato intende far passare un messaggio sulla scelta della democrazia e il rifiuto dell’integralismo», sostiene il Parisien. Un riferimento esplicito al recente discorso di Al-Jalil, presidente del Cnt, sulla piazza Verde di Tripoli, molto commentato Oltralpe: «Dobbiamo instaurare uno Stato di diritto e di prosperità in cui la sharia è la principale fonte regolamentare». Anche il premier turco, Recep Tayyp Erdogan, è atteso oggi nella capitale libica, una tappa della sua tournée nelle capitali delle rivoluzioni arabe, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo di Ankara nella regione.
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