Sanzioni per chi sforerà  il deficit, l’europarlamento approva

by Sergio Segio | 29 Settembre 2011 7:12

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PARIGI.  L’Unione europea rafforza la disciplina di bilancio. L’europarlamento, con il voto contrario dei Verdi, della sinistra e di gran parte del gruppo socialista, ha approvato il «six pack», cioè l’insieme di sei testi legislativi che rendono più facili le sanzioni contro i paesi che hanno il bilancio in deficit. Si tratta di un rafforzamento del Patto di stabilità  ultima versione, che secondo gli ortodossi non ha funzionato bene, perché non ha impedito le derive greche, ma anche italiane. Secondo i nuovi testi, nel «semestre europeo» (cioè i primi sei mesi dell’anno, durante i quali gli stati membri devono presentare la finanziaria dell’anno successivo al vaglio di Bruxelles), se un paese prevede un bilancio che esce dai parametri (3% massimo di deficit, 60% di debito rispetto al pil), verrà  richiamato all’ordine, obbligato a depositare su un conto bloccato (a cui verranno però versati degli interessi) lo 0,2% del pil. Questa cifra verrà  trasformata in «multa» se lo stato non modificherà  la finanziaria lassista, i denari sequestrati andranno al Fondo di aiuti.
Queste misure preventive e correttive sono la contropartita per l’ampliamento del Fondi di aiuti finanziari per i paesi in crisi. E’ una «buona notizia per l’Europa», secondo il presidente del parlamento europeo, Jerzy Buzek, mentre si tratta di una «riforma» che non è altro che una scelta di «austerità  che si fonda su tagli e sanzioni», per il socialista Stephen Hughes. Questa legislazione «non lascia alcun margine di manovra agli stati dell’Unione per spese intelligenti e investimenti mirati», mette in guardia Hughes.
Il «six pack» irrompe nell’Unione come conseguenza della lezione greca. L’europarlamento l’ha approvato alla vigilia del voto fondamentale del Bundestag di oggi, che dovrebbe dare il via libera al secondo piano di aiuti alla Grecia di 160 miliardi, definito lo scorso 21 luglio, e all’ampliamento del Fondo europeo di stabilità  finanziaria. Angela Merkel, che avrà  i voti di Spd e Verdi, ha cercato di convincere la frangia renitente del suo campo a votare a favore, ribadendo martedì, di fianco a George Papandreu e di fronte agli industriali tedeschi, che la Germania non lascerà  cadere Atene, complimentandosi con i piani di rigore di Spagna e Portogallo (l’Italia non è stata citata, deve aver contato il pesante commento su Merkel fatto da Berlusconi quest’estate). La strada per i nuovi assetti all’interno dell’Europa è comunque in salita. Ieri, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, si è opposto chiaramente a Francia e Germania, accusate di voler decidere tutto attraverso relazioni intergovernative. Per Barroso, la governance della Ue deve essere nelle mani della Commissione, opponendosi all’istituzione di una presidenza dell’eurogruppo con maggiori poteri. il voto
Il cosiddetto «six pack» è passato con il voto contrario dei Verdi, della sinistra e di gran parte del gruppo socialista a Strasburgo

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