Sanità e stranieri: aumentano le visite in ambulatorio per gli irregolari
BOLOGNA – L’emergenza libica fa aumentare gli accessi all’ambulatorio Sokos, la struttura che a Bologna offre assistenza sanitaria gratuita ai cittadini stranieri e in generale a chi vive in condizioni di esclusione sociale. Al 31 agosto 2011 sono infatti più di 3 mila le visite effettuate. “Considerando i dati annuali del 2010 e considerando che questi sono dati dei primi sei mesi pare che ci sia un aumento di affluenza”, spiega la direttrice sanitaria Natalia Ciccarello, “sicuramente dovuto a quello che è successo in Libia”. Nel 2010, in totale, le visite erano state 3.831, di cui 834 specialistiche, mentre quest’anno il ritmo sembra più alto, e al 31 agosto sono già 3.016 le prestazioni erogate da Sokos.
L’ambulatorio, in cui dal 1993 lavorano operatori e medici volontari, opera in convenzione con l’Ausl di Bologna e garantisce assistenza sanitaria ai cittadini senza fissa dimora, anche italiani, e “cure urgenti ed essenziali” agli stranieri senza permesso di soggiorno (come prescritto dal Testo unico per l’immigrazione). “Principalmente ci occupiamo di cittadini non comunitari senza il permesso di soggiorno o di neocomunitari che altrimenti non avrebbero modo di accedere all’assistenza sanitaria, nemmeno quella di base”, spiega Ciccarello. Nei giorni scorsi l’ambulatorio era finito nel mirino di Mirka Cocconcelli, consigliere comunale della Lega Nord, che aveva parlato di Sokos come di un “fantastico amubulatorio” in cui gli stranieri, a differenza degli italiani, possono ricevere cure senza pagare nessun ticket. “La verità è che gli extracomunitari i ticket li pagano. Senza non potrebbero nemmeno ritirare i risultati delle analisi”, ha risposto Ciccarello con una lettera aperta. “L’Ausl, grazie a noi, risparmia miliardi. Costiamo 11 mila euro l’anno più la cessione dei locali”.
Al di là delle polemiche, Sokos è anche un osservatorio sul disagio sociale a Bologna, in particolare quello degli stranieri. I dati del 2010 mostrano così gli effetti delle leggi in tema di immigrazione, e anche delle cosiddette “sanatorie”. La regolarizzazione delle badanti, ad esempio, ha fatto diminuire il numero di donne che si rivolgono a Sokos, che fino al 2009 erano in netta maggioranza. Nel 2010, fra i nuovi accessi all’ambulatorio, si è quasi raggiunta la parità , con 311 uomini e 382 donne visitati. “Una variazione dovuta alla regolarizzazione delle badanti”, secondo Ciccarello, “poiché una buona percentuale delle nostre pazienti era costituita da donne provenienti dall’Est Europa”.
Nel 2010, le assistite di Sokos provengono in maggioranza dalla Romania (93 donne), dalla Moldavia (67) e dall’Ucraina (49). Leggermente diversa la situazione degli uomini che, nella maggior parte dei casi, provengono da Romania (44), Pakistan (41), Marocco (24) e Moldavia (24). Possono accedere all’ambulatorio gli stranieri non comunitari con tesserino Stp (Straniero temporaneamente presente), ma anche i neocomunitari non iscritti al Servizio sanitario nazionale e in possesso di codice Eni (Europeo non iscritto). Si spiega così l’alta presenza di rumeni fra i pazienti di Sokos. “Adesso la situazione si è stabilizzata ma prima non si capiva bene chi li dovesse seguire”, spiega Ciccarello.
Per quanto riguarda le patologie trattate, le più frequenti sono febbri, raffreddori, bronchiti e complicanze respiratorie. La differenza con i cittadini italiani si misura soprattutto “per le patologie osteoarticolari”, precisa Ciccarello “dato che i lavori più usuranti e più faticosi sono sempre svolti dagli stranieri”. Le visite specialistiche, 834 nel 2010, sono in costante aumento, grazie anche al miglioramento delle strutture dell’ambulatorio, che oggi offre prestazioni di varie tipologie, dall’ecografia alla ginecologia. Per il resto, anche in caso di patologie come l’epatite virale B o C oppure di malattie sessualmente trasmissibili, il centro si appoggia all’Istituto di malattie infettive. (cab)
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