Salone auto, Merkel “sceglie” Fiat
FRANCOFORTE – La nuova Panda e le Ferrari sono davanti agli occhi di Angela Merkel, in visita al salone dell’auto di Francoforte, e lo stand Fiat è l’unico di un gruppo straniero che lei ha visitato. I titoli dei quotidiani liberalconservatori tedeschi sulle «parole irripetibili» su di lei attribuite a Berlusconi, sui timori per la tenuta del debito sovrano di Roma e sull’attesa per la scelta di Moody’s sul rating, la “donna più potente del mondo” li ha già letti alle prime luci del mattino, in volo sull’Airbus di seconda mano della Luftwaffe – lo Air Force One a basso costo tedesco – che l’ha portata qui da Berlino. Due Italie, quella che lavora e rincorre il mondo globale e quella delle turbolenze politiche, le sono di fronte. E con il presidente del Lingotto John Elkann al suo fianco la cancelliera sorridente si lascia sfuggire una frase: «Dite al vostro capo del governo che l’Italia sia coerente», coerente con l’Europa.
Una piccola frase colta tra la folla, dopo un discorso severo all’inaugurazione ufficiale del salone. «Salvare l’euro e garantirne la stabilità è nell’interesse della Germania – ha detto “Angie”, ammonendo i suoi elettori e la sua coalizione di centrodestra sempre più tentata da venti euroscettici – alla Germania va bene solo se va bene all’Unione europea nel suo insieme, dove va il 60 per cento del nostro export, l’euro finora è stato più affidabile del marco, salvarlo è nostro dovere e responsabilità ». Ma ha anche ribadito il gran rifiuto: «Gli eurobond sarebbero una soluzione assolutamente sbagliata, mettere in comune i debiti non aiuta nessuno e tira giù tutti, tassi comuni sul debito funzionano solo con bilanci pubblici convergenti in rigore e competitività , ogni paese membro dell’eurozona deve fare il suo dovere e i suoi compiti a casa».
Parole dure, mentre Berlino già teme di sborsare ancor più soldi: appronta un piano d’emergenza per salvare le banche tedesche e quindi il sistema finanziario europeo, se la Grecia fallirà . E ancora un messaggio: puntiamo tutti sull’economia reale, sull’industria avanzata ed ecologica, su ricerca, istruzione, e concertazione con i sindacati, così la Germania resiste alla crisi. Applausi, poi comincia il tour del salone. Passerella delle eccellenze made in Germany, da Bmw a Volkswagen a Mercedes, ma tra i tanti marchi non tedeschi che espongono qui a Francoforte Angela Merkel ha scelto di fermarsi solo da Fiat, sala numero 6 della fiera. Lei arriva vestita in nero, in lutto per la recentissima morte del padre, indossa la collana metallica brunita, suo simbolo di stile e potere. John Elkann la accoglie sorridente in un bell’abito blu, si parlano in inglese. «Siamo onorati e orgogliosi, la sua visita qui da noi è un importante riconoscimento per il nostro gruppo e per l’industria italiana». Poi continua, sorridendo cordiale: «Il fatto che sia venuta a vedere un costruttore italiano nel giorno in cui ha dato un segnale importante all’Europa mostra la sua coerenza».
Angela Merkel lo ascolta, lo scruta con i suoi occhi verdi, si avvicinano alla nuova Panda esposta in versione superaccessoriata. Lei che ha appena visto le premium 12 cilindri tedesche da 250 orari di crociera si siede curiosa al posto guida della vetturetta venuta da Pomigliano, apre il cofano motore, carezza cruscotto e sedili, chiede su ogni dettaglio, si fa spiegare da John Elkann ogni dettaglio. «Abbiamo avuto modo di mostrarle le cose concrete che facciamo, in particolare sul fronte dell’ambiente e dei consumi», spiega poi il presidente del Lingotto ai giornalisti. E’ stato il primo contatto tra Fiat e il potere tedesco dal 2008 dei contrasti su Opel, quando Berlino si mostrò contraria a una scalata di Torino alla controllata tedesca di General Motors. «Non ci sono mai stati scontri», dice John Elkann. Incidente chiuso: sono i problemi di quell’altro volto dell’Italia e dell’Europa intera a impensierire “Angie”, quando a sera risale sull’Airbus di seconda mano per il volo di ritorno a Berlino.
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