Retromarcia sulle pensioni Saltano i conti

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 Una manovra da disturbo bipolare. Poco più di 24 ore dopo averla partorita in un vertice di ben sette ore con i «grandi capi» della coalizione di governo, la misura che aboliva il calcolo degli anni di università  e quello di servizio militare ai fini dell’anzianità  di lavoro è stata cancellata durante un incontro a due non proprio epico: Maurizio Sacconi e Roberto Calderoli. Esultano giustamente tutti quelli che avevano dato vita a un tam tam di protesta che avrebbe svegliato un morto (dai medici, che rischiavano di restare al lavoro anche una decina di anni in più, ai valligiani con dodici mesi di marcia giovanile tra gli alpini). La platea degli interessati, all’inizio minimizzata («poche decine di migliaia»), è risultata poi composta da ben 665mila persone.

A far cadere le ultime resistenze, però, non sono state considerazioni di ordine sociale o di «giustizia», ma la cruda osservazione dei tecnici ministeriali: è incostituzionale, un sacco di gente ha già  pagato il riscatto della laurea e saremo sommersi da ricorsi che perderemo di sicuro.
Messa via anche questa posta che doveva assicurare 1,5 miliardi tra il 2013 e il 2014, la domanda di tutti – in primo luogo dei «mercati» – è diventata: da dove si prendono le risorse per raggiungere il saldo finale di 45,5 miliardi che è stato promesso alla Ue?
Il problema si è dimostrato subito molto più complesso; e le cifre più alte. Nel «compromesso di Arcore» erano state cancellate due voci crudeli, ma dal gettito sicuro: il «contributo di solidarietà » per i redditi oltre i 90.000 euro l’anno (è rimasta solo per i dirigenti pubblici) e una robusta limata ai tagli per i comuni. In totale quasi 7 miliardi, che ora sono di nuovo tutti lì da trovare.
La risposta demagogica è arrivata subito: «inaspriremo la lotta all’evasione». L’idea per farlo non è neppure male – affidare ai Comuni competenze di polizia tributaria, vista la loro conoscenza del territorio e dei «possidenti» visibili, incentivandoli con il diritto a trattenere una quota rilevante (il 50% o persino oltre) delle cifre recuperate – ma è strumento di cui si può fissare il gettito solo «a consuntivo». Ovvero dopo che una cifra è stata recuperata. Ma non si può indicarne una preventivamente, come posta di bilancio «certa».
In assenza di un coordinatore che parlasse per conto del governo c’è stata una fila di dichiarazioni cervellotiche, con cui questo o quell’esponente della maggioranza provava a mettersi in vista. Il leghista Castelli ha buttato lì che si potevano recuperare «350 milioni aumentando le tariffe autostradali». Qualcun altro, più seriamente, ha rispolverato l’aumento dell’Iva (4 miliardi, più o meno), pur conoscendone le controindicazioni (deprime i consumi, quindi incide negativamente sulla crescita). Altri ancora hanno preso a girare come avvoltoi sul bottino pensionistico. Proponendo chi un recupero dello «scalone» previsto dalla riforma Maroni (blocco totale del pensionamento per due o tre anni, all’ingrosso), oppure un anticipo dell’innalzamento dell’età  pensionistica (da 60 a 65 anni) per le donne che lavorano nel settore privato. Naturalmente è un’idea di Brunetta. In serata qualche conferma più ufficiale: niente ritocco delle pensioni in questa manovra, provvederà  con quella d’autunno (il tempo di mettersi d’accordo meglio). Ancora Brunetta.
Anche l’idea di aumentare la tassazione degli utili delle società  cooperative – su cui era già  stato messo mano – non è apparsa affatto risolutiva; i tecnici si sono preoccupati di chiarire che in ogni caso «siamo lontanissimi dal coprire quell’ammanco».
Fantasiosa, infine, l’ipotesi che la «Robin Tax» sulle società  energetiche possa dare un gettito molto superiore a quello fin qui calcolato (5,6 miliardi in tre anni invece che l’1,8 computato dal Tesoro).
Su tutto, l’aria pesante dei «mercati». Anticipato dal Financial Times (la negoziazione sulle misure della manovra trasmette un messaggio confuso»), è arrivato nel pomeriggio l’altolà  dell’Unione europea. Diplomaticamente, è stato fatto parlare il portavoce del Commissario per gli affari economici, Olli Rehn. «Nell’analizzare i contenuti della manovra italiana, la Commissione europea dedicherà  particolare attenzione alle misure strutturali destinate ad agevolare e sostenere la crescita per verificare che esse rispettino i parametri fissati nelle raccomandazioni rivolte dall’Ue all’Italia lo scorso giugno». E ««siamo fiduciosi» sulla possibilità  che tali provvedimenti, nella versione definitiva della manovra «abbiano un peso maggiore» rispetto a oggi. Come dire: siete su una strada sbagliata, anche se troverete i 45 miliardi. SPREAD BTP-BUND
Il caos sulla manovra del governo italiano tiene alto lo spread tra il Btp decennale e
il Bund tedesco, che ieri ha oscillato intorno ai 297 punti OK BORSA DI MILANO Bene anche le borse europee: Parigi in rialzo del 3,07%; Amsterdam cresce del 3,28%
e Francoforte guadagna
il 2,5%. Londra segna
un progresso del 2,39% POSITIVA WALL STREET A metà  seduta, dopo la diffusione dei dati sui nuovi ordinativi dell’industria di luglio in crescita del 2,4%, il Dow Jones saliva dell’1,30%


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