Referendum elettorale, Pd in ordine sparso Bersani: aiuteremo, ma il Mattarellum non va

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ROMA – Il Pd sul referendum elettorale andrà  in ordine sparso: ognuno è libero di scegliere come crede. Non è vero però che impedirà  di raccogliere le firme alle feste di partito (i dipietristi hanno appena denunciato l’ostracismo a Firenze), anzi. Il partito di Bersani metterà  a disposizione gli spazi, fornirà  supporti. Avrà  insomma «un atteggiamento amichevole». Ma di sposare la causa referendaria pro Mattarellum non se ne parla. Del resto i Democratici sono spaccati. La posizione “mediana” del segretario tiene insieme gli opposti fronti. Quindi, amicizia e appoggio ma «il Pd non metterà  il cappello» sul referendum anche perché questo «toglierebbe spazio al dialogo politico con le altre forze» sulla proposta democratica, ovvero quel maggioritario a doppio turno con un recupero proporzionale depositata in Parlamento. Il “Mattarellum” del resto – dice Bersani – costringe ad aggregazioni forzate, non è e non può essere l’approdo del Pd. «Tuttavia le iniziative referendarie – ammette – sono utili per accelerare sulla riforma elettorale».
Il “caminetto” post ferie ha all’ordine del giorno due temi che scuotono i Democratici: referendum e Penati, un mix critico. Mentre sulla manovra, sulle scelte politiche e su un governo di transizione c’è unità , al punto che D’Alema esordisce: «Sono d’accordo con Veltroni… «. Non su referendum e dintorni. Veltroni ha firmato già  il referendum (con Parisi e Prodi), e rivendica la scelta; corregge il segretario sul giudizio anti-Mattarellum («Non è vero che spinge a alleanze forzose, le scelte sono politiche») e insiste sul dimezzamento dei parlamentari che imporrebbe il cambiamento della legge elettorale. D’Alema condivide solo un punto: «Capisco che non possiamo andare controvento…, però tornare al Mattarellum è un errore politico, no a rifare l’Unione. Attenzione inoltre in questa fase a non alimentare polemiche tra le opposizioni, con le quali dobbiamo lavorare per una proposta condivisa». In pratica, evitare le fratture con l’Udc. Casini, il leader centrista, è convinto che la Consulta boccerà  questi quesiti referendari.
Molti dalemiani erano a favore del referendum Passigli filo proporzionale. Ieri nelle tre ore di coordinamento si salda un insolito asse D’Alema-Fioroni. Il leader dei Popolari, peraltro vicino a Veltroni, si smarca: con il referendum pro Mattarellum «metteremmo in piedi l’Unione 3, la vendetta: i vari Pecoraro Scanio, Diliberto sono resuscitati». Fioroni attacca Dario Franceschini. Per il capogruppo democratico infatti sarebbe un errore imperdonabile non comprendere la bandiera-referendum per battere l’attuale legge elettorale “porcata”. E se per un pelo non si raggiungessero le 500 mila firme la responsabilità  cadrebbe sulle spalle del Pd. Marco Follini invita: «Attenti, perché un partito che sceglie sempre di inseguire il vento, alla fine scopre che c’è tanto vento e poco partito». Non si può insomma andare a rimorchio di altri. Bindi annuncia: «Lo firmerò, però bene la sintesi di Bersani, dobbiamo sostenerlo, non schierarci». A metterci la faccia sul referendum è Di Pietro: «Idv è in prima linea e la vittoria sarà  dei cittadini». Per raggiungere le firme sufficienti in tempo utile bisogna raccoglierne 15 mila al giorno.


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