Razzisti anti-islamici in piazza scontri e sessanta arresti a Londra

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LONDRA – «Siete marci, siete spazzatura, puzzate», grida un forzuto bianco con la testa rasata a zero. «Siamo britannici quanto voi», gli risponde dall’altra parte della strada un giovane asiatico dalla pelle scura. Dalle parole si passerebbe ai fatti, se non ci fossero in mezzo tremila poliziotti; e nonostante la loro presenza la giornata finisce con scontri, sassaiole e sessanta arresti. È il bilancio di una nuova giornata di tensioni etniche a Londra, dopo quelle che hanno incendiato la metropoli un mese fa.
Stavolta i disordini scoppiano a causa di una manifestazione indetta dall’English Defence League (Edl), gruppo xenofobo di estrema destra, nell’East End della capitale, una zona piena di immigrati. Un migliaio di militanti della Lega razzista inglese piombano nel quartiere desiderosi di spaventare, insultare e spaccare tutto; ma trovano ad attenderli 1.500 attivisti della Unite Against Fascism, un’associazione antifascista inter-etnica, decisi a difendere il proprio territorio. Le minoranze, che in certe aree di Londra sono la maggioranza, non ci stanno a farsi mettere i piedi sulla testa dai presunti difensori della superiorità  della razza bianca.
Le autorità  avevano vietato la manifestazione dell’English Defence League, a causa del bando imposto dal ministro degli Interni alle marce di protesta nella capitale dopo le violenze di agosto. L’English Defence League, movimento che si batte contro l’immigrazione e l’Islam, fa paura: ha un legame con Anders Breivik, il fanatico anti-islamico norvegese autore della strage di luglio a Oslo e sull’isola di Utoya in cui persero la vita 77 persone. Prima dell’attentato, Breivik lodò la Edl inglese e affermò di avere 600 militanti dell’organizzazione tra i suoi “amici” su Facebook. Ma i militanti si presentano lo stesso all’appuntamento, alla stazione del metrò di Aldgate, con l’intenzione di proseguire verso la moschea di Whitechapel. Non ci riescono perché la polizia arresta subito il loro leader, Stephen Lennon, andato alla manifestazione in violazione di una condanna agli arresti domiciliari, e una sessantina di altri partecipanti. Ciò non impedisce che i due gruppi si scontrino con i poliziotti.
Quando un bus carico di militanti razzisti viene bloccato in una strada laterale da centinaia di giovani asiatici che lo bombardano di pietre, potrebbe finire male, poi una carica della polizia evita il peggio. «They shall not pass», versione inglese di «No pasaran», gridano i giovani asiatici e musulmani, ripetendo lo slogan con cui il popolo dell’East End respinse una marcia della camice nere del fascista britannico Oswald Mosley 75 anni fa. «Siamo qui per dimostrare che vogliamo vivere in pace nella nostra diversità  multietnica», dice il reverendo Alan Green, uno dei partecipanti alla contro-manifestazione antifascista. Ma a Londra non sembra ancora tornata la calma.


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