Raccolta fondi: la crisi non piega la generosità . Ma calano le entrate
ROMA – Strangolati dalla crisi, piegati da mutui e bollette, gli italiani riescono comunque a dimostrarsi generosi. Quando c’è bisogno, insomma, la mano al portafoglio la mettono volentieri. È un ritratto incoraggiante quello tratteggiato dall’Osservatorio di sostegno al non profit sociale dell’Istituto italiano della donazione, che ha presentato oggi la sesta rilevazione semestrale dell’indagine “L’andamento delle raccolte fondi nel 2010”. Tuttavia, l’impegno dei singoli non basta: il 2010 ha portato con se un brusco calo delle entrate, soprattutto per la chiusura dei rubinetti da parte di fondazioni bancarie (-23%) e pubblica amministrazione (-17%). Il saldo, quindi, in generale è negativo.
Secondo l’indagine, che ha coinvolto 106 realtà del non profit, il 47% del campione dichiara di aver registrato un aumento delle donazioni private: dato in aumento rispetto al 42% registrato l’anno precedente. Le buone notizie, però, finiscono qui: cala infatti dell’8% il numero di organizzazioni che, in generale, riferiscono di un miglioramento delle entrate (dal 55% del 2009 al 47% attuale). Di queste, il 6% ha dovuto fare i conti con un peggioramento, mentre solo il 2% ha vissuto un 2010 stabile.
Entrando nel merito dei settori di attività , le organizzazioni operanti nell’area “salute/ricerca scientifica” e “lotta all’emarginazione sociale” registrano un peggioramento rispettivamente dell’8% e del 13%. I presunti responsabili del calo sono diversi: nel primo caso l’imputato è la pubblica amministrazione (il 53% del campione la reputa meno generosa rispetto al 2009), mentre nel secondo caso sono accusate le fondazioni (36%).
Quanto al futuro, le previsioni non sono incoraggianti: “Nel primo semestre del 2011 – spiega Maria Guidotti, presidente dell’Istituto – le organizzazioni che hanno stimato una maggiore raccolta dai privati sono solo il 17%, contro un 33% che stima un peggioramento”. C’è però ottimismo: “Se chiediamo di prevedere come si chiuderanno le raccolte fondi dai singoli cittadini a fine anno, il 32% crede in un miglioramento contro il 23% che prevede di peggiorare”. Un dato, questo, che fa dire a Franco Vannini, consigliere delegato dell’Istituto, che c’è “la necessità di allargare la base dei donatori privati perché, nonostante la loro condizione economica non migliorerà singolarmente, essi comporranno sempre una vastissima platea di potenziali donatori”. Mentre per aziende, fondazioni e p.a. “non ci sono certamente prospettive incoraggianti”. (gig)
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