“Tre settimane per varare le riforme se Silvio non ce la fa, si va a votare”
ROMA – Presidente Formigoni, il Paese è in crisi, il governo può andare avanti?
«Il tempo si è fatto breve e bisogna accelerare il cammino delle riforme già in questi giorni, nelle prossime due o tre settimane. Di fronte a una situazione ormai drammatica il governo ha l’obbligo di mettere in campo alcune riforme che aiutino l’Italia a ripartire. Le parole d’ordine sono imprese, famiglia ed enti locali, che devono avere indietro le risorse che la manovra gli ha tagliato mettendo in ginocchio il trasporto pubblico locale e i servizi sociali».
Mette carne al fuoco, quindi non crede che l’esecutivo si debba dimettere.
«Invito il mio partito a riflettere sul fatto che, essendo state superate le 500mila firme per il referendum contro il porcellum e che non riteniamo il mattarellum un buon sistema, dobbiamo correre ai ripari e prepararci a una legge elettorale nuova e all’eventualità che qualche alleato chieda le elezioni anticipate. Il rischio che si debba votare nel 2012 c’è».
Pensa alla Lega?
«Potrebbe essere la Lega, ma il rischio di elezioni anticipate c’è a prescindere, anche in virtù del referendum sulla legge elettorale. Per questo dobbiamo essere lungimiranti accelerando sulle primarie: dobbiamo farle entro all’inizio del prossimo anno. E visto che stiamo preparando l’elezione diretta dei nostri segretari provinciali, dobbiamo prevedere anche quella dei segretari regionali. È finita stagione dei nominati dal partito».
Come dice Alemanno, basta con le Minetti?
«Basta con i deputati e i senatori nominati dall’alto e non scelti dal popolo elettore, basta con listini regionali che permettono di essere eletti senza avere neanche un voto di preferenza. La nuova epoca del Pdl deve essere contrassegnata dalla restituzione del potere di scelta ai cittadini».
Alfano ha aperto il dibattito sulla legge elettorale. Quali sono i punti che lei considera essenziali?
«Condivido l’azione del segretario, ha detto che nelle prossime settimane ci troveremo per discuterne: per me è imprescindibile l’introduzione delle preferenze».
Lei è pronto a candidarsi alle primarie?
«A me interessa la battaglia sul metodo, se candidarmi lo deciderò al momento opportuno anche se non smanio per occupare la poltrona più scomoda d’Italia. Quel che voglio è che la nuova epoca del Pdl sia fondata su una concezione non dinastica, ma democratica».
Come giudica l’ostinazione di Berlusconi a restare a Palazzo Chigi con il Paese che crolla?
«Nel pieno della crisi un passo indietro del premier sarebbe negativo, il Paese ha bisogno di riforme e Berlusconi ha il dovere di farle. Se le fa è legittimato a proseguire fino al termine della legislatura. In caso contrario il governo sarebbe talmente indebolito che le elezioni anticipate sarebbero inevitabili. Siamo di fronte a un’ultima chiamata che arriva direttamente dai nostri elettori che chiedono uno scatto di intelligenza e responsabilità . Se non ci sarà rischiamo un enorme crollo di consensi. Per il resto, come molti dirigenti nazionali del Pdl hanno detto anche in questo giorni, il premier non si ricandiderà . Per questa ragione dobbiamo prepararci alle prossime elezioni con le primarie, ricontrattando l’alleanza con la Lega e allargando al centro il nostro schieramento sulla scia del Ppe italiano».
Parla di elezioni anticipate. Non sarebbe utile un governo di emergenza come chiede Bersani?
«No, non sarebbe affatto utile, il Paese ha bisogno di maggioranza politiche che si assumano l’onere di misure forti. Non credo affatto in un governo di tutti o di larghe intese, non è questo che ci può portare fuori dalla crisi».
Se si nominano le riforme è impossibile non parlare di Tremonti e dei rapporti a dir poco tesi che ha con il premier e con il resto del Pdl. Serve un nuovo ministro dell’Economia?
«No, ma a condizione che Tremonti accetti la collegialità . Altrimenti sarebbe giusto che facesse un passo indietro».
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