“Possiamo decidere del loro destino perché siamo uomini di potere ma le voglio tutte giovani”

by Sergio Segio | 17 Settembre 2011 7:10

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Bari. «VEDI Maristelle, io a tempo perso faccio il primo ministro e quindi me ne succedono di tutti i colori». A «tempo perso».
«Vedi Gianpaolo, ora al massimo dovremmo averne due a testa. Perché ora voglio che anche tu abbia le tue, se no mi sento sempre in debito. Tu porta per te e io porto le mie. Poi ce le prestiamo. Insomma, la patonza deve girare». «La patonza deve girare». Tormentato da una dipendenza sessuale che si fa ossessione, il Presidente del Consiglio se ne lascia divorare. Il suo abisso privato, fatto di notti insonni animate dalle sue «bambine», di rimorchi volanti fino alle sei del mattino nei locali di Milano, diventa infermità  pubblica. Al telefono con Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore cocainomane che si è fatto lenone di Corte, cui ha dato accesso privilegiato alle sue residenze e al suo numero privato di telefono portatile, così come nei colloqui con le ragazze della sua scuderia, Silvio Berlusconi sprofonda in un’intimità  di colloqui in cui il suo ruolo di statista diventa macchietta. I leader stranieri, sono ora noiosi ospiti da cui fuggire per organizzare le seratine (l’allora presidente egiziano Mubarak, la cancelliera tedesca Merkel, il premier inglese Brown), ora gustose maschere (Sarkozy) da far imitare nelle proprie residenze al comico del teatro Bagaglino per allietare le «bambine» ospiti. La sua funzione di uomo pubblico viene esposta a ogni sorta di ricatto («Che palle questo rincoglionito – dice Pierluigi Faraone, spallone di carne giovane sulla piazza di Milano – Uno di questi giorni porto i filmini a Santoro»). Le richieste si fanno grevi nel linguaggio («il culetto d’oro» di Maristelle Polanco), ardite nelle combinazioni (il premier insegue come una chimera un partouse a tre con Francesca Lana e Manuela Arcuri). Mettono in affanno il fornitore («Devo trovare subito una troia», si dispera Tarantini). Non sono mai gratis. Perché quando non paga l’amico barese, paga lui (accade con Vanessa Di Meglio).

«Uomini di potere che possono decidere del loro destino»

Nelle parole del Presidente c’è un’idea della donna, delle chiavi del “corteggiamento” che governa il set delle sue «serate eleganti». Il 23 settembre 2008, è al telefono con Tarantini (T).
T. «Presidente, Francesca mi chiedeva se poteva portare due amiche molto carine».
B. «Molto?»
T. «Carine mi ha detto…»
B. «Penso di sì. Noi siamo messi così, come uomini. Tu, io, poi Carlo Rossella, presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce, direttore di Rai1 e responsabile di tutta la fiction Rai. Sono persone che possono far lavorare chi vogliono. Quindi le ragazze hanno l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino».
T. «Perfetto, allora gli dico di si».
B. «Io poi ho due bambine piccole che è tanto che non vedo. Una fa la giornalista in Rai… In Mediaset, allo sport. È una napoletana molto simpatica, molto dolce. E un’altra bambina di ventuno anni, brasiliana che mi ha pianto al telefono».

«Posso portare qualche ragazza anche io?»

La ricerca di ragazze è bulimica. E ha un costante tratto narcisista. Nei numeri e nei commenti che accompagnano il “dopo”. Tarantini asseconda il Presidente. Da furbo lacché quale si è fatto, nasconde il disprezzo che le sue ospiti coltivano in privato per «quel vecchio rincoglionito» e vellica la sua vanità .
22 settembre 2008. B. «Quindi, Gianpaolo, quanti saremmo?»
T. «Saremmo cinque. Io con queste quattro amiche».
B. «E posso portare qualche ragazza anch’io?»
T. «E come no».
B. «Allora, alle 9 e mezza a palazzo Grazioli».
24 settembre 2008. B. «Volevo ringraziarti per la serata».
T. «Veramente bellissima. Tra l’altro ho sentito le ragazze tutte e hanno fatto i complimenti. Ci tenevano che lei lo sapesse. Hanno detto: “Quell’uomo è incredibile. Ha un’energia e una voce. È anormale”.
5 ottobre 2008. B. «Apicella fa un’anteprima al Bagaglino, se vuoi venire mi farebbe piacere».
T. «Magari!».
B. «Al Bagaglino, di ragazze ce ne sono credo sei, otto. Porterei un po’ delle mie. E quindi facciamo una cena per ventiquattro. E quindi abbiamo fino a ventiquattro possibilità . Però non andrei sulla Arcuri. E non andrei nemmeno sulle altre perché è una cosa da gente nuova. Un po’ di facce nuove».
Il Presidente non la finisce più. «L’altro giorno sono arrivato a mezzanotte da Parigi, ho telefonato a quel Gianpaolo Traversi e gli ho detto. “Senti, io sto un po’ carico perché…». Tarantini ride. La Procura, stende un velo di “omissis” che coprono come il Presidente si è «scaricato». Quindi, la conversazione riprende.
B. «Senti che voce? Stanotte ho fatto le sei e mezza in un locale che si è fermato… Tutti ragazzi che ho invitato a fare gli imprenditori. Gli ho raccontato della Cina. E tutti che pendevano dalle mie labbra. E donne a go-go. Ho preso otto numeri. Ma ce n’erano di più…»
T. «Ho capito. Il locale si chiama Eleven. È vicino all’Hollywood. È di Purini».
B. «Sì, uno che fa il costruttore in Sardegna. Champagne a go-go. Il proprietario è diventato matto. C’è stata una roba, ma una cosa di brasiliane, russe, italiane. Ho qui i numeri di otto nuove. Purtroppo non c’è il tempo. Adesso devo andare in giro. Fai così e… tanghete».
T: «Eh».
B. «Non ti dico poi cosa succede a Napoli. Quando vado lì, ormai sono Santo veramente».

«A 29 sono vecchiette». «Chi paga?»

La “merce” che il Presidente chiede deve rispondere a un canone. Di altezza («Non devono essere alte», chiede l’utilizzatore finale), abbigliamento («scuro»), età . 11 gennaio del 2009. T. «Ieri è stato il compleanno di Manuela».
B. «Mamma mia, non gli abbiamo fatto gli auguri. Quanti ne compie? 29?»
T «Si».
B. «Comincia a essere vecchietta»
T. «Finché ci sono i venti davanti, per me sono giovani»
B. «Ci sono anche quelle che ne hanno ventuno»
Ma il Presidente sa anche che le sue serate eleganti non vengono via gratis. Il 17 ottobre 2008 dice a Tarantini: ” Guarda che hanno tutto per pagarsi da sole.” Sono foraggiatissime”. Chi osano gli investigatori: ” è evidente che si allude al fatto che alle ragazze sia stato dato il necessario e tarantini non deve sentirsi obbligato a corrispondergli alcunchè. Lui , lo sappiamo fa regali. Il suo spallone barese paga in contanti. Come documenta, il 6 settembre 2008, una telefonata tra Vanessa Di Meglio (V.) e Tarantini.
V. «Chi paga? Chiediamo a lui? O te?».
Tarantini lascia cadere, spiegando che la richiamerà . E la telefonata, infatti, arriva “dopo”.
T. «Come è andata?». «Tutto a posto. Le due ragazze sono andate via alle sei. Hanno fatto un bordello. Comunque ho fatto colazione con lui e mi ha fatto un regalo. Le altre due hanno chiesto. Io, niente. Io non ho detto niente. Stamattina andando via, ha detto: metti questo in borsa. No, guarda, non ti sentire obbligato. E lui: “No, mi fa piacere”».

L’imitazione di Sarkozy

Nelle trascrizioni depositate perché ritenute rilevanti, non c’è la temuta, “irriferibile” battuta sulla Merkel. La cancelliera è citata, come l’ex presidente egiziano Mubarak, come l’allora premier inglese Gordon Brown. Come noiose incombenze di un capo di Stato. «Gianpaolo, mi stanno caricando di impegni. Sabato ricevo il Papa al Quirinale con il capo dello Stato. Sabato pomeriggio sono a Parigi con Sarkozy, la Merkel e Gordon Brown. Domenica sera parlo alla festa di Alleanza nazionale… Sono messo malissimo…» (1 ottobre 2008). Ma forse c’è qualcosa di peggio. Il presidente Francese diventa una maschera da buffone per allietare il teatro privato del nostro Premier.
T. «Allora, per stasera siamo io, Francesca, Manuela, Luciana… Siamo 4, 5».
B. «E io faccio venire Del Noce, Apicella e Gavì. Quello che fa Sarkozy al Bagaglino»

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