“Per gli errori della Merkel la Germania sta perdendo la fiducia degli europei”

by Sergio Segio | 1 Settembre 2011 6:33

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BERLINO – Helmut Kohl ha ragione a criticare Angela Merkel: partner e alleati devono potersi fidare della Germania, lo richiedono la Storia e il presente. Lo dice in sostanza l’ex cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, uno dei padri dell’Europa e uno dei massimi leader di governo della sinistra europea, in questa intervista.
Non è abituale che un ex cancelliere giudichi in modo così rigoroso l’operato di una sua compagna di partito, come ha fatto Helmut Kohl criticando Angela Merkel. Cosa lo ha spinto a tanto?
«Non intendo esplorare i motivi psicologici della critica espressa da Helmut Kohl. Ma voglio dire chiaramente che io stesso, già  a partire dall’anno scorso, guardo con crescente scetticismo agli effetti in politica internazionale delle scelte dell’attuale governo federale. Nei miei interventi pubblici e nei miei articoli su Die Zeit mi sono trattenuto, ma nel merito sono da un anno e mezzo della stessa opinione di Helmut Kohl. Che lui lo abbia detto ad alta voce ha forse infastidito alcuni gruppi nel suo partito, ma alcuni dei suoi amici nel partito stesso sono d’accordo con lui. Ma a mia opinione ciò non è tanto importante quanto lo è il fatto che egli ha ragione».
Dove e perché ha ragione?
«Per me il nocciolo essenziale della critica di Kohl è il seguente: è necessario che il mondo si fidi dei tedeschi. E attualmente questo non è il caso, né a Parigi né a Londra, né in altre capitali europee. I nostri vicini al momento non possono più fidarsi in modo incondizionato dei tedeschi. Affrontano enigmi, s’interrogano su cosa vogliono i tedeschi. I tedeschi hanno dato all’Europa e al mondo l’impressione che la pace e l’accordo all’interno della Cdu-Csu o le elezioni regionali siano più importanti della certezza che l’integrazione europea vada avanti».
Kohl dice anche che egli da cancelliere non avrebbe approvato l’ingresso della Grecia nell’unione monetaria senza profonde riforme ad Atene, e che questa sua severa posizione fu poi annacquata dal governo rossoverde dopo il 1998…
«Io avrei lasciato fuori dall’eurozona non solo la Grecia, ma anche una serie di altri Stati. In ogni modo l’errore decisivo fu commesso già  nel 1991 a Maastricht. Allora fu deciso di prevedere la partecipazione alla moneta unica di tutti gli Stati che riempivano i cosiddetti criteri di convergenza. La Grecia fu inclusa, mentre Gran Bretagna e Danimarca espressero le loro riserve. I negoziati sul Trattato di Maastricht si svolsero ancora sotto il cancellierato di Helmut Kohl».
Come giudica la frase di Kohl che fu il suo successore alla Cancelleria, secondo cui con lui al potere la Germania non avrebbe violato il Patto di stabilità  europeo?
«La violazione del Patto di stabilità  da parte tedesca avvenne sotto il governo Schroeder, in questo sono d’accordo con la critica di Helmut Kohl. Ma in ogni modo bisogna ben ricordare una cosa: i tedeschi non furono i soli. Anche i francesi aggirarono e violarono i criteri della stabilità . Entrambi i più importanti paesi dell’Unione europea allora violarono questo cosiddetto Patto! Il Patto di stabilità , certo, non è un patto con validità  di diritto internazionale, bensì solo una dichiarazione d’intenzioni tra governi. Questo è il suo grande deficit».
La cancelliera Merkel dice a ragione che ogni epoca ha le sue sfide. Lei e Kohl non siete troppo severi con la cancelliera?
«No».
Se lei oggi fosse cancelliere e venisse criticato da ex cancellieri, ciò non la irriterebbe?
«Ho già  sperimentato situazioni simili. Bisogna saperle reggere».
Chi la criticò?
«Per esempio Willy Brandt. In forma indiretta, ma davanti a un grande pubblico».
E se ne ricorda ancora dopo tanti anni. Quindi quelle critiche non la resero felice…
«Naturalmente no. Ma la politica, la scelta di essere in politica, non è fatta per cercare e trovare gioia».
(© Die Zeit – la Repubblica)

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