“Oggi la Lega è morta”, la base in rivolta

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ROMA – La base è furente, mentre i colonnelli che più spingono verso l’uscita dall’era berlusconiana dopo il voto su Milanese tornano a guardare avanti. Come il sindaco di Verona Flavio Tosi, che il salvataggio del deputato del Pdl lo cataloga sotto le voci «ragion di Stato» e «interesse superiore», ma parla di possibile «transizione morbida» per un futuro non così lontano. Altri maroniani spiegano che si guarda a dicembre per la nascita di un governo Alfano al quale starebbe lavorando «Bobo», il ministro dell’Interno. Bossi lascia fare, ma intanto culla il suo sogno: chi ci sta lavorando lo chiama «piano B», scatterebbe immediatamente dopo l’eventuale default dell’Italia e consisterebbe nello strappo, nella nascita della Padania. Ma aspettando la Padania nel partito il clima si fa pesante.
«Oggi la Lega è morta, mi vergogno di quello che state facendo con il mio voto solo per salvare Berlusconi, vergognatevi», scrive un militante sul sito (non ufficiale) dei Giovani padani. «Dopo questo scandaloso salvataggio, saluto la Lega», aggiunge Luca. Qualcuno si fa sentire su Radio Padania (anche se viene subito interrotto). Danilo da Cassano: «Il servilismo si è trasferito dal Pdl alla Lega». A Milano un consigliere di zona, Gianmarco Senna, va giù pesante: «Stiamo tirando a campare, è sempre più difficile far digerire queste cose alla nostra gente, perderemo una marea di voti». «Son cose che ai nostri fanno rivoltare le budella – sbotta il sindaco di Tradate Stefano Candiani – ma bisogna stare dentro e raddrizzare quel che non va». E Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso: «La legalità  è nei cromosomi della Lega, ci fosse stato una caso Milanese 5 anni fa l’esito sarebbe stato diverso».
Razionalizza Flavio Tosi, luogotenente maroniano che fino all’ultimo sperava in un esito diverso: «Oggi non possiamo permetterci né una caduta del governo né una crisi al buio». Ma aggiunge che «ci potranno essere transizioni morbide, non eventi traumatici che l’Italia non può permettersi: sui tempi deciderà  Bossi, sulla figura del premier mantengo le mie posizioni». Insomma, Berlusconi se ne deve andare. Altri amici di «Bobo» confermano. Il ministro e la sua pattuglia parlamentare (ieri i volti a Montecitorio erano tetri) avrebbero accettato di salvare Milanese in cambio del via libera di Bossi a lavorare a un governo Alfano-Maroni da lanciare tra novembre e dicembre. Ma prima bisogna convincere il Cavaliere al famoso passo indietro (tanta è la voglia di liberarsene che c’è chi fantastica sul salvacondotto). D’altra parte che la base non ne possa più ormai lo ammettono anche gli ultra-ortodossi del Cerchio Magico, che però ancora giurano che si andrà  avanti fino al 2013. Tutte le opzioni sono aperte, Calderoli lavora a una legge elettorale da proporre al momento giusto per preparare il voto (lui scommette non anticipato). Tira le somme un big padano che ha passato molto tempo con il Capo: si tiene pronto a tutte alle alternative, anche a un nuovo governo, ma il vero «piano B» del Senatùr è un altro, «dice che il governo va avanti giorno per giorno perché ci sono variabili che non dipendono da noi, come la fine dell’euro. Bossi pensa che sia un’eventualità  non improbabile e si sta preparando: se l’Italia va in default lui si farà  trovare pronto, farà  la Padania e tanti saluti a tutti».


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