“Guarguaglini è a disposizione” ecco come furono pilotati gli appalti

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BARI – Tra il dicembre 2008 e il maggio 2009, non c’è nulla di velleitario nell’assalto di Gianpaolo Tarantini al cielo degli affari di Finmeccanica e della Protezione Civile. «Appecoreggiato» dal Presidente del Consiglio, l’obbediente Pierfrancesco Guarguaglini, come prima di lui Guido Bertolaso, si mette a disposizione del lenone barese e del suo compare di avventura, Enrico Intini. E, come documentano le 5 mila pagine dell’istruttoria barese, la holding di piazza Montegrappa «predispone bandi di gara su misura» che devono consegnare gli appalti “graditi” all’imprenditore cocainomane e al «comitato di affari» che intorno a lui si è stretto.

Il consiglio di Bertolaso: “Fai chiamare Guarguaglini”
Il consiglio di far «mettere a pecora» il presidente di Finmeccanica arriva da Guido Bertolaso. E nella prima settimana di dicembre 2008 (quando Tarantini e Intini lavorano ancora al progetto di entrare nella partecipazione azionaria della “Sel Proc”, la società  con capitale di Finmeccanica che deve gestire i 280 milioni di euro per la Protezione Civile), è proprio Tarantini a raccontarlo al suo socio. «Bertolaso mi ha detto che a lui va benissimo. Che ne aveva parlato con quello (Guarguaglini) e ora aspetta il suo ok. Poi ha aggiunto: “Se poi glielo dice quello “tuo” (Berlusconi)… Perché a me (Guarguaglini ndr.) mi ascolta. A quello (Berlusconi) obbedisce». Sappiamo che al consiglio viene dato seguito (Berlusconi ha due incontri con Guarguaglini per sollecitare le commesse da affidare alla società  di Intini e Tarantini). Ma – documentano ora le intercettazioni dell’istruttoria barese – quelle pressioni hanno un seguito concreto.

Il “torero” e chi “sistema le partite”
Ai piedi di Tarantini si genuflette infatti un significativo drappello di manager Finmeccanica. Il potentissimo capo delle relazioni esterne Lorenzo Borgogni, che (“Repubblica” ne ha dato conto ieri) ritroviamo in una “cena elegante” con un paio di «puttanone». Il dirigente di prima fascia (si è dimesso tre giorni fa) Salvatore Metrangolo, altro cultore del genere, e per questo battezzato da Tarantini “il torero”; Sabatino Stornelli, amministratore delegato delle controllate “Selex service management” e “Seicos spa”; Domenico Lunanuova, direttore esecutivo della controllata “Seicos spa” e, non ultimo, Lorenzo Mariani, responsabile della “Divisione architetture grandi sistemi” della “Selex sistemi integrati”.
Di Mariani, Tarantini parla con Metrangolo al telefono l’11 marzo 2009. E in questa occasione “il torero” gli spiega l’importanza di avere a bordo un calibro di quel genere: «Tu ti stai muovendo in un alveo in cui hai qualcuno che ti sistema le partite, capito? Che ti apre i… È chiaro, no? Vedi come tutto va bene. Come tutto scorre in maniera fluida…». Lo sa bene Tarantini che tutto scorre. Lo ha capito quando il Presidente del Consiglio, a palazzo Grazioli, gli ha fatto ascoltare in viva voce una sua telefonata con il Presidente di Finmeccanica. Lo racconta ad Intini e non sta nella pelle: «In viva voce l’ho sentito… Con le mie orecchie! Guarguaglini ha detto che non ha nessun problema, che non sceglie male i suoi partner, e che ti chiamerà ».

“Ci daranno pezzi di cose da fare”
Guarguaglini è di parola. «Il 14 gennaio del 2009 – annota la Guardia di Finanza – insieme alla moglie Marina Grossi (amministratore delegato di “Selex”) incontra Enrico Intini», che così riferisce a Tarantini l’esito della riunione: «C’è tutta la disponibilità  e stanno vedendo il modo migliore per concretizzarla dal punto di vista formale. Ci sarà  la possibilità  di darci pezzi di cose da fare… da lavorare». Che è esattamente ciò che avviene.
Il 3 febbraio del 2009, infatti, come annota ancora la Guardia di Finanza, «Silvio Berlusconi rassicura nuovamente Tarantini e gli riferisce di aver parlato con Guarguaglini». «Sta andando avanti tutto – dice il Premier al suo lenone – Ho parlato personalmente con la persona… tutto bene… la persona è tranquilla. Perciò andiamo avanti». L’uso della prima persona plurale («Andiamo avanti») la dice lunga sul coinvolgimento del Premier nel progetto del suo ruffiano. E spiega il perché, da questo momento, finiscano le chiacchiere e si vada alla ciccia.

I bandi su misura “Ti mando il plico”
Il 20 marzo del 2009, Domenico Lunanuova, direttore esecutivo della “Seicos” chiama Tarantini: «Ti sto facendo il documento e te lo mando tramite plico all’hotel De Russie», dice. La busta – scrivono gli inquirenti – contiene una bozza degli appalti che potenzialmente possono interessare il lenone e il suo socio Intini. Perché possano scegliere i più lucrosi. Ma, soprattutto, «perché Tarantini possa indicare modifiche da apportare al bando di gara» che gli diano la certezza dell’aggiudicazione. In questa circostanza, il piatto ricco è il “progetto Snipc” (Sistema nazionale integrato di Protezione Civile). E Lunanuova ne parla come di “cosa fatta”. Perché truccata in ogni sua parte. A Intini, il manager Finmeccanica ha infatti già  fatto sapere che «bisogna solo identificare le attività » su cui si vuole «proporre». «Poi – aggiunge – devi solo dire ai tuoi tecnici di venire a trovare i miei per dare indicazioni dal punto di vista tecnico su quello che deve essere fatto». C’è solo un piccolo problema da risolvere, da cui dipende l’affidamento dell’appalto: la Rai deve cedere le frequenze Isoradio su cui deve appoggiarsi il sistema “Snipc”. «Risolto quello, poi faccio tutto. È lavoro facile, capito?», assicura.

“La polpa e l’osso” “Non vado in galera al posto di altri”
Già , Lunanuova non è tipo che si perde in perifrasi. Con lui, Tarantini parla di appalti come fosse al mercato delle vacche. «Sento cose strane su questi affidamenti, cioè la carne o ce la mangiamo tutti… (…) Voglio chiarirmi con te, perché non voglio trovarmi nei pasticci…. Lo fai tu, lo faccio io, però se so che tu ti fai la parte che è la polpa e io mi devo fare l’osso sappi che un pezzo di polpa me lo devi dare…». Lunanuova va dunque al sodo. A fine marzo 2009, ha verificato che Tarantini e Intini non si accontentano delle “briciole”, tanto da rifiutare l’appalto per la posa di cavi di fibra ottica visti i ridotti margini di utile. Ma ha capito di essere finito in un giro in cui si rischia l’osso del collo. In maggio – annota la Finanza – mentre tratta con Tarantini l’appalto per l’ampliamento della rete Isoradio in Abruzzo e sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, «Lorenzo Borgogni gli chiede di integrare la cifra» per far contento il ruffiano del Presidente. E lui, Lunanuova, per la prima volta ha paura. «Io – dice a Tarantini – non ci vado in galera al posto degli altri». È più di un presentimento. Nemmeno un mese e il banco salta. La D’Addario se la canta, Tarantini diventa un appestato e gli appalti che ha già  in tasca affidati ad altri, Bertolaso e Guarguaglini si rivelano due smemorati che di quel cocainomane di Giovinazzo poco o nulla ricordano, perché – dicono- con lui «nulla hanno avuto a che fare».


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