“Declassate” SocGen e Agricole
Eccolo il declassamento di Moody’s sulle banche francesi di cui si parlava da giorni. SocGen e Credit Agricole scendono un gradino nel merito di credito, Bnp Paribas resta sotto esame, i loro titoli sbandano. Poi l’umore migliora, ma il nodo della solidità degli istituti europei resta stretto. E fa litigare i vertici del Fmi, tra loro e con i governi d’Europa.
In avvio l’agenzia di rating ha ridotto da Aa2 ad Aa3 il giudizio su SocGen, e da Aa1 ad Aa2 quello sulla banque verte. Subito i titoli hanno perso oltre il 5%, poi, complice il rimbalzo delle Borse e l’avvio buono di Wall Street, le perdite si sono fermate al 3,93% per Bnp, al 2,88% per SocGen e l’Agricole è tornata in denaro (+1,22%). La Borsa francese è la peggiore dell’ultimo mese e mezzo, per l’esposizione alla Grecia e per i dubbi degli investitori sull’effettiva brillantezza dei conti pubblici (il rating tripla A non è più granitico dopo il declassamento del debito Usa di S&p). Per Moody’s, SocGen ha «accresciuto i problemi di finanziamento e liquidità », mentre l’istituto delle mutue rurali sarebbe troppo esposto sulla Grecia (vi possiede anche una banca, Emporiki).
Le due società giudicate restano con prospettive “negative”. Idem Bnp Paribas, che pure ieri ha presentato un piano di rafforzamento patrimoniale: allunga l’accantonamento del 66% degli utili e promette la vendita di ben 70 miliardi di attivi rischiosi, specie prestiti ipotecari in Francia e resto d’Europa. Così il patrimonio primario 2013 della controllante di Bnl dovrebbe salire al 9%. Ma le rivali italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo sono già oltre, e proprio dall’italiana Mediobanca, a maggio, uscì un report che chiamava gli istituti francesi e tedeschi a fare la loro parte nelle ricapitalizzazioni, dopo anni passati a vivere di rendita sulle triple A dei debiti sovrani, che permettono loro di finanziarsi a tassi minori. «I timori dei mercati sono ampiamente esagerati – ha replicato il ministro dell’Economia francese, Francois Baroin –, le banche francesi sono solide. Sono state tra le prime in Europa a fare risultati positivi dopo la crisi, e dal 2008 hanno rafforzato di 50 miliardi i mezzi propri».
La situazione resta tesa, come provano le dichiarazioni di Arrigo Sadun, direttore esecutivo del Fondo monetario: da Iseo ha sconfessato il neo direttore generale Christine Lagarde, che a fine agosto aveva “sparato” un deficit di capitale da 200 miliardi per gli istituti europei, dopo aver messo in relazione il valore dei loro bond periferici al prezzo dei Cds dei paesi emittenti. «Vorrei ridiscutere il concetto di Lagarde come boss del Fondo: quel che lei dice non riflette necessariamente il pensiero del board. Abbiamo avuto a riguardo una discussione diciamo molto vivace, e alcuni membri sono molto determinati a sottolineare che la metodologia usata per quelle stime non è stata condivisa». E Jaques Delors, ex presidente della Commissione Ue, ha definito la sparata di Lagarde sulle banche «un grave errore politico». Lo scontro tra Fmi e autorità europee, in atto da tempo, si inasprisce.
Mentre il dibattito divampa, la Bce ha reso noto un prestito di emergenza da 575 milioni di dollari a sette giorni, tasso 1,1%, a due banche europee che non riuscivano a finanziarsi. In serata sia Bnp Paribas che SocGen, cui fischiano le orecchie, hanno smentito di esserne beneficiarie.
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