“Basta visite low cost” l’allarme dei medici sulla sanità  con lo sconto

by Sergio Segio | 12 Settembre 2011 6:14

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ROMA – In uno studio medico di Roma una visita oculistica viene proposta a soli 29 euro. A Napoli, con uno sconto dell’85 per cento, si può acquistare un check-up con consulenza ed ecografie pelvica, mammaria e tiroidea, a fegato e reni. Sul sito groupon.it, saltando da nord a sud in tutte le principali città  italiane, con un clic si conquistano visite dermatologiche con mappatura dei nei a 50 euro, un check-up posturale con analisi dell’età  metabolica e tre sedute di stretching a 49 euro, ablazione del tartaro e sbiancamento dei denti con uno sconto dell’80 per cento. Un grande hard discount della sanità  con un fatturato stimato intorno ai 10 miliardi di euro e una crescita del 20-30 per cento l’anno e che comincia a preoccupare l’Ordine dei medici. La promozione on line ha una validità  di 24 ore, ma in moltissimi casi il coupon valido sei mesi consente di avere il 20 per cento di riduzione sui controlli successivi. Sul sito exploro.it, strutture private offrono servizi sanitari con card annuali e promozioni che oscillano fra il 10 e il 20 per cento. La tentazione del saldo selvaggio si sta diffondendo anche fuori dalla rete. Così l’inaugurazione di un nuovo poliambulatorio privato può coincidere con la promozione di visite specialistiche a 60 euro, com’è accaduto di recente a Genova. Le strategie del marketing si affacciano anche negli ospedali. Un tentativo, seppure molto diverso, di attirare clienti lo sta facendo gli Ospedali Riuniti di Bergamo, che ha chiuso una convenzione con una compagnia aerea low cost: i malati e i loro familiari che scelgono di farsi curare lì hanno uno sconto del 25 per cento sui voli.
Ma la sanità  può essere considerata un prodotto da svendere come le fette biscottate prossime alla scadenza? Le barricate cominciano lentamente ad alzarsi e il dibattito apre le porte anche sull’attuale contrazione dell’offerta pubblica, che paga lo scotto dei tagli. Il sindacato medici Anaao-Assomed fa un’analisi molto severa: «Assoggettare la salute alle regole del consumismo determina quello che si è verificato negli Usa – dice il segretario nazionale Costantino Troise – Secondo i dati Ocse ogni cittadino americano spende per le cure sanitarie 7.290 dollari all’anno contro i 2.886 dollari della spesa pro capite in Italia. Se questo differenziale viene interpretato come l’entità  di un mercato potenziale è lecito attendersi un proliferare dell’offerta e di prestazioni». Esiste un gigantesco problema di appropriatezza, incalza il vicesegretario Giorgio Cavallero «la deregulation ha determinato la proliferazione di soggetti e apre un serio problema di verifica. I tagli alla sanità  pubblica, le liste d’attesa, l’imposizione di ticket, stanno creando le condizioni per la formazione di un mercato parallelo apparentemente meno costoso, ma che rischia di alimentare un circuito di accertamenti e prestazioni». Due giorni fa da Udine anche gli odontoiatri hanno denunciato che il 90 per cento delle pubblicità  sanitarie in campo odontoiatrico va contro le regole deontologiche. La Cao (Commissione albo odontoiatri) ha organizzato un convegno dal titolo “La pubblicità  è l’anima della professione?”. Spiega Giovanni Braga, presidente del Friuli Venezia Giulia: «A medio e lungo termine questi comportamenti possono portare a un peggioramento della salute. Non è la difesa di una casta, ma non tutti sanno che uno sbiancamento non è una prestazione innocua e deve essere fatta da professionisti seri e che una detartrasi a 29 euro viene fatta forse in dieci minuti mentre servirebbe un’ora». Groupon nega che si tratti di svendita: «Non intendiamo privare la sanità  del suo valore, bensì permettere al singolo utente di accedere a servizi notoriamente costosi risparmiando sensibilmente. Le offerte sono valide solo per 24 ore. E quelle pubblicate sulla nostra piattaforma sono sottoposte a un rigido iter per verificare la serietà  del professionista, la qualità  della struttura e il valore dei servizi».

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