Puglia, appalti pilotati nella sanità  “Tedesco finanziava illecitamente il Pd”

by Sergio Segio | 29 Settembre 2011 6:43

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BARI – Per due anni, dal 2008 al 2009, la sanità  pugliese è «stata gestita da un’associazione a delinquere guidata dall’allora assessore Alberto Tedesco, oggi senatore del Partito democratico». Un’associazione che – per il tramite di una sere di manager delle Asl – avrebbe gestito appalti, nominato dirigenti nelle aziende sanitarie, spostato primari come fossero pedine. Il tutto per favorire imprenditori amici, indirizzare pacchetti di voti e finanziare illecitamente i partiti del senatore Tedesco: prima una sua lista autonoma di socialisti e poi il Partito democratico, nel quale era confluito.
È questa l’accusa durissima che muove la procura di Bari alla gestione della sanità  nella prima parte dello scorso governo pugliese, guidato da Nichi Vendola. Ieri i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno notificato quarantuno avvisi di conclusione delle indagini, firmate dai sostituti procuratori Desirèe Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia, oltre che dal procuratore Antonio Laudati. Sedici pagine e una vera bufera giudiziaria che si abbatte su un management che la politica aveva comunque già  provveduto a rimuovere nei mesi scorsi: nessuno dei manager (fatta eccezione per l’attuale commissario dell’Oncologico di Bari, Luciano Lovecchio) è ancora alla guida di una Asl. Secondo l’accusa il “gruppo Tedesco” era contrapposto a quello guidato da Gianpaolo Tarantini. Le due fazioni si sarebbero spartite (guerreggiando) la grande torta della sanità  pugliese. Da una parte c’era quindi un politico che faceva pressioni sui dirigenti delle Aziende sanitarie per favorire imprenditori amici e guadagnare pacchetti di voti. Dall’altro, invece, imprenditori che corrompevano la politica per vincere appalti.
Tedesco e i suoi uomini avrebbero commesso «un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione (abuso di ufficio, concussione, turbativa delle gare di appalto) orientando l’esercizio della funzione pubblica degli uffici delle Asl pugliesi, inserendo ai vertici delle Asl direttori generali di propria fiducia i quali nominavano a loro volta, su indicazione dei referenti politici, come direttori amministrativi e sanitari (secondo livello) e come primari (terzo livello) persone legate al Tedesco». L’obiettivo, sostengono gli investigatori, era «costituire una rete in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici con i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso il Tedesco in occasione delle competizioni elettorali». In particolare Tedesco avrebbe favorito il genero (Elio Rubino), titolare di un’azienda di protesi sanitarie e il re dei rifiuti pugliesi (Carlo Colummella) per motivi «economici o familiari». L’organizzazione, secondo l’accusa, era capillare. «Da un lato l’assessore spingeva per nominare primari persone di sua fiducia, dall’altro influiva sui vertici amministrativi delle singole Asl per destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi ordini».
I fatti citati sono una ventina. E riguardano le Asl di Bari (la più grande d’Italia), Lecce, Brindisi e quella della Bat: è indagato tutto il vecchio management, compresa Lea Cosentino, “Lady Asl”, coinvolta (e per questo sostituita) anche nell’inchiesta su Tarantini. Ha ricevuto l’avviso di garanzia anche il capogruppo del Partito democratico in Regione, Antonio Decaro, accusato di aver procurato a un parente le tracce per un concorso all’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente. Ad accusarlo un’intercettazione ambientale nello studio di Tedesco. «Ma parlavamo – si difende Decaro – non del concorso ma di una banale occupazione di suolo pubblico».
Per gli stessi fatti per cui ora si appresta a chiedere il processo, la procura di Bari qualche mese fa aveva domandato l’arresto di Tedesco. Il Senato, però, aveva votato contro l’autorizzazione a procedere. «Sono contento che finalmente ora si potrà  discutere di questa vicenda in un’aula di tribunale – ha commentato ieri il senatore, che dopo lo scandalo si è sospeso dal partito – Potrò finalmente dimostrare l’insussistenza delle accuse e dei fatti che mi vengono addebitati».

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