Prova mercati per Borse e Btp Bofinger: ripensare agli eurobond
Alcuni spunti per un rimbalzo potrebbero essere offerti dalle ritrattazioni del Fmi sulla capitalizzazione delle banche, dalla nuova tassa da 2,5 miliardi sugli immobili annunciata ieri da Atene e dall’atteso discorso del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet da Basilea, in conclusione dell’incontro dei governatori di tutto il globo sulla situazione economico-finanziaria mondiale.
Ieri sera, il Commissario agli Affari economici Olli Rehn ha accolto positivamente le nuove misure, fra cui una imposta straordinaria da 2,5 miliardi sugli immobili, annunciate dal premier Georges Papandreou, dopo aver spiegato che la manovra sembra scaturire «da uno stato di guerra». Ma permetterà di rispettare gli obiettivi concordati. Nel frattempo, Rehn ha confermato che «nei prossimi giorni» dovrebbero tornare ad Atene gli esperti per discutere sugli aiuti alla Grecia entro la fine di settembre. Il tempo stringe. Per questo il commissario finlandese ha ribadito «l’urgenza prioritaria» di applicare «il più presto possibile» i provvedimenti approvati il 21 luglio scorso sulla concessione di crediti da parte del meccanismo salva stati Efsf, auspicando che l’Eurogruppo di venerdì prossimo in Polonia possa risolvere i problemi ancora aperti.
Nel frattempo la Germania, nonostante gli inviti alla «pazienza» con la Grecia lanciati dalla Cancelliera Angela Merkel, continua a buttare olio sul fuoco. Filtrano ogni giorno nuovi fantomatici piani di fallimento della Grecia. Dopo quelli del ministro Wolfgang Schaeuble, trapelati sabato, legati a un “piano B” per le finanze europee, ieri il neo vicecancelliere Philipp Roesler è tornato su «un’insolvenza ordinata della Grecia». Ritenuta poco probabile dai banchieri centrali, i quali a più riprese hanno lanciato segnali di disponibilità a fare tutto il necessario per stabilizzare la situazione. E, soprattutto, evitare il contagio, ritenuto ben più pericoloso, concedendo liquidità illimitata alle banche e acquistando bond sovrani.
I timori dei mercati si volgono anche alle nuove emissioni italiane attese per domani. E a pochi giorni dalle dimissioni del membro del board Jà¼rgen Stark, a causa della sua opposizione ai programmi di acquisto di bond italiani e spagnoli da parte della Bce, regna incertezza sulle possibili reazioni dei mercati. Secondo Peter Bofinger, docente di economia monetaria e uno dei «saggi» economisti consulenti del governo Merkel, l’uscita dal Consiglio dei rigoristi tedeschi «non sarà la fine del mondo. Perché i pragmatici riusciranno a far sì che l’unione monetaria rimanga in vita». Come altri esperti, anche il monetarista che ha ereditato la cattedra a Wuerzburg di Otmar Issing (ex capo economista della Bce) «non vede altre alternative» agli acquisti di bond. Perché «la Bce di Trichet e poi di Draghi è l’unica istituzione europea in grado di impedire che la crisi del debito pubblico sfoci in contagio e diventi molto pericolosa per l’integrazione europea».
E il fallimento della Grecia? Bofinger ammette che è «un problema molto grosso. Anche se si sono poste ad Atene condizioni del tutto irrealistiche». E per il futuro? «Gli eurobond sarebbero in grado di stabilizzare il sistema finanziario». Ma nel frattempo «i governi devono sviluppare piani per spronare la crescita, anche attraverso i fondi strutturali della Ue», per fermare i rischi di recessione.
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