Pronta la tassazione sulle transazioni finanziarie. Minima e in vigore (forse) dal 2014
PARIGI.Oggi, il presidente della Commissione José Manuel Barroso presenta di fronte al parlamento europeo, nel tradizionale «discorso sullo stato dell’Unione», la proposta di una direttiva sulla tassazione delle transazioni finanziarie. E’ un passo importante, anche se non decisivo visto che, in uno scenario ottimista, questa versione della Tobin tax non entrerà in vigore prima del 2014. Sotto la pressione di Germania e Francia, la Commissione ha messo a punto un testo che dovrà stabilire un sistema di tassazione comune basato su aliquote minime, che poi i singoli stati potranno alzare a livello nazionale. La filosofia della direttiva è che la tassa dovrà essere applicata su una base più ampia possibile, mentre sarà la più bassa possibile. La Commissione propone di tassare le transazioni su azioni e obbligazioni allo 0,1% e quelle sui prodotti derivati allo 0,01%.
I 27 discuteranno di questa direttiva alla prossima eco-fin del 4 ottobre, per arrivare con una parvenza di posizione comune al G20 di Cannes del 3 e 4 novembre. Al G20 non c’è nessuna possibilità di accordo su una Tobin tax a livello mondiale: gli Usa si oppongono e con essi anche gli emergenti. Ma la determinazione di Francia e Germania sembra sincera. Il ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schà¤uble, ha affermato che se non potrà essere raggiunto un accordo a 27, la tassa sulle transazioni finanziarie potrà all’inizio essere applicata limitatamente alla zona euro. Nella Ue, sono contrari la Gran Bretagna (che pure applica già una tassa del genere), l’Olanda, la Svezia e Malta. La Polonia, che fino a dicembre ha la presidenza semestrale del Consiglio europeo, è dubbiosa. Questi paesi temono una «delocalizzazione» delle finanze, dopo aver subito già quella dell’industria, verso i paesi a basso costo del lavoro. Ma secondo i ministri delle finanze francese e tedesco, Franà§ois Baroin e Wolfgang Schà¤uble, l’istituzione di questa tassa in Europa sarebbe «una tappa cruciale per raggiungere un consenso a livello mondiale, al fine di non danneggiare, la competitività europea». Dagli Usa, è arrivato l’appoggio del miliardario Bill Gates, che sembra aver cambiato idea: prima era contrario, ora pensa che sia una buona idea.
Germania e Francia si sono decise a fare questo passo anche per motivi di opinione pubblica: bisogna dare l’impressione che il settore finanziario, accusato di avere forti responsabilità nel disordine attuale, sia anch’esso chiamato a contribuire al riassorbimento dei debiti pubblici e che non siano sempre e solo i contribuenti a pagare. Il settore finanziario è in una situazione fiscale privilegiata, perché non paga l’Iva, «risparmiando» cosi’ intorno ai 18 miliardi di euro. Per il commissario alla fiscalità , Algirdas Semeta, relatore del progetto di direttiva, «la questione è mostrare che la tassa può funzionare a livello europeo, evitando le delocalizzazioni». Per l’Europa, ci sarebbero entrate fiscali intorno a 30-50 miliardi di euro l’anno. Le aliquote sono molto basse e non dovrebbero frenare o far fuggire gli investimenti finanziari. Tutte le transazioni realizzate nello spazio europeo (o della zona euro), cioè in provenienza o in partenza, saranno tassate. La Commissione, prudente, suggerisce che una parte del prodotto della tassa vada ad alimentare il bilancio della Ue. Ogni paese otterrà così un ribasso equivalente del proprio contributo al bilancio comunitario. La Tobin tax, nella sua definizione originale, avrebbe dovuto essere destinata all’aiuto allo sviluppo. Ma sono tempi duri per la solidarietà già a livello europeo, figurarsi a livello internazionale.
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