Professione fundraiser: di più al Nord, donne, con laurea e master
ROMA – “Ieri, oggi, domani. Costruiamo insieme la nostra Assif”. Questo il titolo della campagna lanciata dall’Associazione italiana fundraiser e rivolta a professionisti del fundraising in Italia. Obiettivo dell’iniziativa, capire chi è oggi il fundraiser in Italia, quale ruolo a suo avviso detiene l’associazione nazionale del settore e quale ruolo dovrà avere nel prossimo futuro. I risultati dell’indagine – il questionario è stato pubblicato on line tra luglio e settembre e hanno risposto 393 persone per lo più del Nord e del Centro Italia – sono stati presentati in occasione del recente incontro del direttivo della nuova Assif presieduta da Luciano Zanin. Ecco cosa emerge.
Il maggior numero di fundraiser opera nelle regioni del Nord, il primato va in particolare alla Lombardia, raggiunta per concentrazione di fundraiser solo dal Lazio. I settori di attività non profit maggiormente rappresentati sono assistenza sociale e cooperazione allo sviluppo, entrambi per il 12%; assistenza sanitaria per l’11%; cultura e patrimonio artistico e storico complessivamente per il 10%, ricerca scientifica per il 7%. Cosa si aspettano i fundraiser italiani da una associazione che si propone di rappresentarli a livello nazionale e internazionale? Networking tra professionisti e talenti del settore, servizi utili per lo svolgimento dell’attività professionale nel settore, accreditamento e promozione della cultura del fundraising in Italia, valorizzazione della relazione tra non profit e profit.
Più della metà dei professionisti della raccolta fondi che hanno risposto ad Assif è dipendente, a tempo indeterminato o con altre forme di contratto a termine: un segnale importante di quale spazio questo tipo di professionalità si sta ricavando all’interno del Terzo Settore. Il 20% di coloro che hanno risposto fa questa professione da consulente e un altro 20% lo fa a titolo volontario. Più dell’80% di coloro che hanno risposto si dichiarano al momento non iscritti ad Assif, “segno – commentano i promotori dell’indagine – che l’associazione può trovare in futuro un pubblico molto più ampio con cui dialogare e confrontarsi e a cui offrire i suo servizi”.
Il 55% di coloro che hanno risposto è donna, a conferma di una tendenza già avviata da tempo. La fascia d’età più rappresentata è quella dai 36 ai 50 anni (45%), il 37% ha meno di 35 anni, il 18% più di 50. Significativo il dato sul titolo di studio posseduto da chi ha scelto la professione del fundraiser: il 42% ha ottenuto un master o ha comunque conseguito una specializzazione dopo la laurea; il 40% è laureato e solo il 18% si è fermato al diploma.
Una domanda del questionario chiedeva cosa ci si aspetta da Assif nel prossimo triennio: “Emerge netta la necessità di occasioni di formazione e di network a livello nazionale e internazionale – si legge nel report -. Non manca un’esplicita richiesta di fare azione di lobbying sulle tematiche del non profit e di svolgere attività di ricerca nel settore”. Infine, tra i commenti e le note libere rilasciate dai rispondenti, emerge in particolare l’esigenza che l’Assif sia più presente sull’intero territorio nazionale con eventi locali e incontri specifici, rafforzando la conoscenza di questa professionalità oggi sempre più richiesta dalle organizzazioni che operano nel terzo settore, ma ancora troppo poco riconosciuta. I risultati completi dell’indagine saranno a breve scaricabili sul sito http://www.assif.it/. (ep)
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