Processo Mediaset a rischio prescrizione

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MILANO — Ha presieduto il collegio dei sindaci di Mediaset «dalla nascita nel 1994 sino al 2007», e per questo ieri Achille Frattini era un teste della difesa, citato dagli avvocati dell’imputato Silvio Berlusconi al processo per frode fiscale nelle compravendite di diritti tv, secondo i pm «gonfiate» dall’intermediazione fittizia di agenti in realtà  collegati al Biscione. Ma per la prospettazione difensiva è andato tutto bene solo fin quando il commercialista ha ricordato che «il mercato dei diritti immateriali cinetv fa da sempre ampio ricorso agli intermediari», ribadito che «mai Berlusconi ha avuto un ruolo», e spiegato che «dopo un paio d’anni dalla quotazione in Borsa» il collegio sindacale caldeggiò, proprio per la «particolare delicatezza dell’area diritti tv», un dettagliato elenco fornitori.

Quando però il pm De Pasquale domanda «se allora lei ricordi due società  denominate Principal tra le acquirenti diritti tv nel 1995», Frattini risponde: «Questo nome non mi dice niente». Pm perplesso: «Possibile? Anche se queste due società  facevano acquisti per centinaia di miliardi di lire?». «Non le ricordo», ribadisce il teste, forse confuso quando aggiunge «mi sembra che prima della quotazione a comprare i diritti tv fossero direttamente le varie Canale 5, Italia 1 e Rete 4».

Il pm chiede «chi era il responsabile dell’area diritti tv in Mediaset? Chi avevate come interlocutore?», e paiono domande innocue per chi ha presieduto i sindaci per 13 anni, ma questi dice di ricordare le facce, «non ora i nomi». Idem su personaggi centrali in quegli anni negli acquisti tv del gruppo: Candia Camaggi? «Il nome non mi dice niente». La struttura che costei guidava a Lugano? «Non è mai stato, credo, a mia conoscenza». L’imputato Frank Agrama, uno dei maggiori intermediari? «Non me lo ricordo». E Daniele Lorenzano, attivo negli Usa? «Il nome non mi dice niente». Strano? Non per l’allora presidente del collegio dei sindaci, per il quale «non era nostro compito verificare i saldi o chi fossero i fornitori: se la società  di revisione del bilancio consolidato Mediaset ci diceva che su queste aree non c’erano problemi, per noi andava bene».

Sempre ieri, in una giornata nervosa per i legali del premier (Ghedini annuncia prima l’arrivo e poi il non arrivo di Berlusconi in aula, Longo rivolge un elegante «sei una cogliona» alla cronista d’agenzia di cui non condivide una interpretazione), avrebbero dovuto deporre altri venti testi delle difese, ma tutti sono assenti per varie ragioni. Undici stranieri, di non cruciale rilievo ma pur sempre ammessi dai giudici tempo fa, non sono stati trovati dalla difesa del premier, che spiega d’aver incaricato uno studio legale estero di provare a rintracciarli, e valorizza una sentenza di giugno 2011 della Cassazione che imporrebbe ricerche ulteriori: ma il Tribunale appare precipitoso nel dichiararne la decadenza senza consentire un secondo tentativo, così accendendo la protesta di Ghedini contro «il taglio dei testimoni che, come già  nel processo Mills, rende inutile la presenza dei difensori nei processi al premier». Altri tre stranieri, pur trovati, non vogliono venire, e allora il Tribunale autorizza le difese a sostituirli con altri sulle medesime circostanze. I restanti 7/8 testi italiani, come il parlamentare Alfredo Messina o il banchiere Ubaldo Livolsi, vengono ricitati il 17 ottobre. Non è che i giudici corrano verso la sentenza: anzi, continuando ad accettare il solo lunedì come giorno concesso di norma dal premier per farsi processare, fanno slittare la successiva udienza per i consulenti tecnici delle difese addirittura al 12 dicembre. Prima di allora ci saranno le due rogatorie in videoconferenza faticosamente fissate da molti mesi perché complicate da organizzare con gli Usa (26 ottobre) e Montecarlo (5 ottobre).

Ma il 5 ottobre «è mercoledì e noi non sappiamo se potremo esserci», anticipano le toghe parlamentari Ghedini-Longo, «e neppure conosciamo gli impegni del premier» imputato. Anche altri avvocati adducono impedimenti in altri processi. «Ma questo è a rischio prescrizione — obietta il Tribunale —: abbiamo penato tanti anni per avere questa rogatoria, non ci possiamo bloccare ora».


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