Pdl, gli anti-Tremonti attaccano Formigoni: certo il voto nel 2012

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ROMA – Giornali di centrodestra, “governatori”, deputati e senatori. Tutti contro Giulio Tremonti, tutti a chiedergli di farsi da parte o riconoscere sempre e comunque che il capo è Silvio Berlusconi. Altrimenti si potrebbe arrivare anche alla sfiducia ad personam. La minaccia la mette nero su bianco Domenico Scilipoti. «Sarebbe opportuno che il ministro Tremonti lasci o si ravveda», dice il leader dei Responsabili. «Altrimenti – aggiunge in Parlamento ci potrebbero essere parlamentari della maggioranza disposti a sfiduciare il ministro Tremonti e non il governo Berlusconi». L’interessato da Washington glissa: «All’estero si parla dei lavori all’estero. Rispettiamo questa convenzione».
Ma il centrodestra ribolle. Il Giornale invoca le dimissioni del ministro, spiegando che «si può governare bene anche senza Tremonti». E a ruota tutto il Pdl è contro il ministro. Guido Crosetto, uno dei “frondisti” sulla manovra, per esempio, attacca: «Abbiamo messo per tre anni il futuro del Paese nelle mani di Tremonti. Gli abbiamo dato un potere e un’autonomia senza precedenti. Ora scopriamo di essere stati traditi e ci troviamo costretti a cambiare. Basta accentrare tutto a via XX Settembre. E’ ora di spostare il luogo del confronto a Palazzo Chigi».
Ecco allora che ritornano la cabina di regia e la collegialità  che portarono nel 2005 alla sostituzione di Tremonti con Domenico Siniscalco. Idea che caldeggia anche Roberto Formigoni. «Tremonti è un’intelligenza sopraffina e deve accettare la collegialità  del governo, deve accettare che il direttore d’orchestra sia Berlusconi. È Berlusconi incaricato di suonare i pezzi, poi i virtuosi nell’orchestra emergono sempre», spiega il “governatore” lombardo.
Formigoni si occupa anche della durata della legislatura. E fa una previsione: si voterà  nel 2012. Il ragionamento del “governatore” prevede il sì della Consulta al referendum elettorale. A quel punto, dice, la nuova legge «è assolutamente contraria agli interessi della Lega noi potremmo essere portati ad elezioni politiche nel 2012». Allora, incalza Formigoni, visto che «La Russa ha detto che Berlusconi non dovrebbe ricandidarsi», bisogna attrezzarsi per tempo e«le primarie per la scelta del nostro candidato premier vanno fatte al massimo nel gennaio 2012».
Questa idea del voto nel 2012 piace molto a Massimo D’Alema. «Mi fa piacere che, sia pure per vie traverse, questa consapevolezza cominci ad affacciarsi anche nel centrodestra», dice l’ex premier. Secondo D’Alema, visti i sondaggi il Nuovo Ulivo vincerebbe le elezioni: «L’incontro tra Bersani, Vendola e Di Pietro, rappresenta quasi il 45 per cento del popolo italiano”
Le primarie agitano però il Pdl. Angelino Alfano annuncia: «Stiamo già  ragionando in tal senso». Nel frattempo vola a Catania per partecipare ad un convegno sul rilancio del Mezzogiorno con i due ex futuristi Urso e Ronchi. A Roma Fabrizio Cicchitto boccia il modello di primarie del centrosinistra e caldeggia quello americano. Gianfranco Miccichè, non le vuole proprio. La Polverini invece contesta a Formigoni il diritto di convocarle, le primarie. Questo per il domani. Per l’immediato si va avanti sullo schema Milanese. Ieri Roberto Maroni ha ribadito: «Non c’è motivo per sfiduciare Saverio Romano».


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