Pd-Idv-Sel, prove di nuovo Ulivo ma Casini attacca: stagione fallita

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VASTO – «Dov’è Vendola, s’è perso?». Pierluigi Bersani arriva per primo, di ritorno da Berlino. Dopo la suspence e le polemiche sulla sedia che Di Pietro gli aveva lasciato a disposizione e che il segretario Pd aveva annunciato di lasciare vuota (troppo pesanti le battute dipietriste sui democratici «flaccidi, molli, ipocriti»), eccolo Pierluigi a Vasto, accolto dagli applausi.
Nel cortile di Palazzo D’Avalos alla festa di Idv i tre moschettieri del centrosinistra incrociano le spade. Non è un match tra Tonino, Nichi e Bersani ma una ripartenza. Rinasce il Nuovo Ulivo? «Sì, oggi fa una bella tappa – si sbilancia il leader pd – e ha Enrico Mentana, il moderatore di questo dibattito, come ostetrica». Come la prenderanno nel partito, è tutto da vedere. Già  Follini rogna sull’incontro di Vasto e dichiara che l’alleanza con i vendolian-dipietristi snaturerebbe il Pd. A Polignano a Mare, non molto distante da qui, il leader della minoranza Beppe Fioroni ha organizzato una convention con Casini e Bonanni. Da lì, Casini reagisce: «Non credo alla politica delle nostalgie, l’Ulivo ha fallito». E Fioroni dà  l’alt al segretario: «Il Pd non deve tornare alla gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria, coalizione Pd-Idv-Sel non può essere».
Bersani tira dritto: «Io qui, sto benissimo». Si comincia scherzando, alla kermesse dell’ex pm Di Pietro: «Pareva strano che Bersani si inventasse una missione all’estero, a Berlino, per non rispondere ai pm». Infatti, risponde. E insomma il problema sono i compagni di strada: con Casini sì o no? Da Di Pietro parte l’affondo: «L’Udc, il partito di Casini è una escort della politica. non ho preconcetti ma bisogna che decida con chi stare, chi vuole sposare e cosa vuole fare». Basta l’esempio del Molise, dove ha firmato un’alleanza con il pdl locale che si chiama Iorio. Insomma, non ci siamo: «Parlo a Luigi, perché nuora, l’Udc, intenda». Ma, replica Bersani, «noi siamo in una situazione drammatica che non sarà  breve e abbiamo una enorme responsabilità . Nel 2006-2008 abbiamo avuto l’Unione e quel che non è andato lì ha aperto le porte a Berlusconi. Non possiamo più commettere gli stessi errori. Ve la voglio dire franca: questa è l’ora della proposta e non basta dire “ci mettiamo assieme, votateci”». Quindi? «Ci vuole un progetto, un’alleanza e stabilire meccanismi di partecipazione: questa è la sequenza». Propone un conclave del centrosinistra, Bersani, così da fissare i dieci paletti nei prossimi cento giorni. Soprattutto, scandisce: «Non è la fase di passare da un governo a un altro, qui si tratta di ricostruire il Nuovo Ulivo, ma da qui venga una proposta aperta a forze politiche moderate. Ci stanno? Non lo so». Non è un problema di Casini o non Casini, ma di elettori. E’ il leit motiv di Bersani: ci vuole una risposta civica, «una proposta larga». Non dimentica «i Radicali, le formazioni socialiste».
Incalza Vendola, il leader di Sel: «Come facciamo ad allearci con l’Udc, con forze politiche che sono contrarie alla legge contro l’omofobia?». L’apertura deve essere ai movimenti, alla società  civile che ha fatto vincere al centrosinistra Milano e i referendum. Invita sul palco gli altri due leader il primo ottobre alla manifestazione di Sel a piazza Navona. Bersani glissa, ricorda la manifestazione Pd del 5 novembre, conclude: «Ma non lasceremo solo nessuno, è che i tempi stringono». Azzarda un pronostico: «Fino al 2013 il governo non dura, lo dice anche Bossi. La primavera prossima potrebbe essere il momento». Rivendica le firme raccolte nelle feste Pd per il referendum sulla legge elettorale («Già  200 mila, mica stiamo a pettinare le bambole»). Vendola e Di Pietro vanno a bere un caffè insieme; si capisce che sono loro due i moschettieri più affiatati. Di Pietro chiede cose concrete: a cominciare dalle dimissioni di Bossi.


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