Pd e Pdl in trattoria dopo il sì al piano Falck
MILANO — Attorno a tre tavolate ben distinte e però assai vicine, con la cucina chiusa riaperta per cortesia (e per il tipo di ospiti), è finita a salumi e formaggi. Giro di taglieri, alla mezzanotte tra venerdì e ieri, al Caffè degli artisti, nel cortile di una villa storica che ospita l’associazione partigiani. Questo il luogo e questi invece i presenti: parecchi capigruppo e consiglieri del Partito democratico e del Pdl, più Davide Bizzi con nutrito staff. Stanchezza e fame. Il consiglio comunale, 17 sì contro 3 no e l’astensione del Pdl, dopo ore e ore aveva approvato il piano di riqualificazione sull’ex Falck della Sesto Immobiliare dell’amministratore delegato Bizzi che vanta appoggi in Cl (Maurizio Lupi partecipò all’inaugurazione di un suo grattacielo a New York) e ulteriori credenziali nel partito (Gianni Letta) e in Unicredit. Comunque, prima di Bizzi, alcune domande: ma come? Non era la coalizione guidata dal Pd a corto di uomini? Non progettava il Pdl il colpo di mano?
Alla sinistra, infatti, non tornavano del tutto i conti e la destra pareva orientata a esprimere una preferenza contraria. Invece, il Pdl ha parlato di «azione di responsabilità » mentre il cubano non ha fatto il giapponese. Niente suicidio politico (suo e di massa) per Giorgio Oldrini, il sindaco amico di Fidel Castro. La giunta è azzoppata per l’inchiesta. Cosa importa. Oldrini non soltanto ha evitato le dimissioni e non ha rinviato il voto. L’ha superato. Decisiva la riunione, a inizio settimana, per spegnere le velate spinte secessioniste. Strategico, qualcuno ci ha visto addirittura una mossa da motivatore alla Mourinho, la busta fatta trovare sui banchi della maggioranza per ciascun consigliere. Nella busta una letterina. Poche righe. Cuore e orgoglio. Per ricordare il momento difficile e la necessità di «ricompattarsi».
Spogliata della poesia da impresa disperata, la situazione, così la leggono i soliti cattivelli, era banalmente la seguente: se il piano Falck non fosse passato, sarebbero andati tutti quanti a casa; nulla da «spendere» nella campagna elettorale per le comunali del 2012, nessuno slogan; sfaldamento, crollo, rischio di sconfitta e addio al sistema Sesto. Cioé, a leggere le carte delle indagini, quel decennale meccanismo che dispensa posti di lavoro e case in cambio della fedeltà al Pd rigorosa, cieca, modello vecchio Pci. Ora, in verità , i critici ci sarebbero. Il fatto è che tacciono. L’anima cattolica del Partito democratico, a esempio. Avrebbe serie riserve. Cattolico è Umberto Leo, a capo della commissione Urbanistica: «Io? Sono libero, la mia condotta è trasparente. Divisioni interne? No, proprio no. Semmai, sono deluso per l’Italia dei valori. Per il suo voto contro». Sarà premiata Sinistra ecologia e libertà . Sel era indicata come ago della bilancia. A vantaggio del Pdl. In aula voto a favore del Pd. Voto dicono «condizionato» dal mestiere del segretario cittadino Giuseppe Roccisano: ha un’agenzia Unipol. Sui terreni dell’ex Falck, insieme a Bizzi, dato in riposo sul lago di Como, a costruire saranno le Cooperative, con i soldi di Banca Intesa, Unicredit e Banca Popolare di Milano.
Il primo intervento porterà all’edificazione di 300 mila metri quadrati dei quali 160 mila a uso residenziale. Già pieno di dubbi e riserve l’avvocato Antonio Lamiranda, capogruppo pdl. «Vanno ridotte le volumetrie. Ne abbiamo discusso con Bizzi che ha manifestato l’apprezzamento per il fruttoso dialogo avviato col centrodestra». Sesto San Giovanni, osserva il consigliere dei Verdi Orazio La Corte, che ha votato no, presenta una delle più alte densità in Italia di cemento per abitanti. Insomma, continuare a costruire… «Abbiamo le possibilità », dice il sindaco Oldrini, «di adottare un progetto di rilevanza economica capace di dare un futuro alla città e di contribuire alla rinascita del Paese». A breve La Corte chiederà a Oldrini dove sono andati gli 800.000 euro che, stando a una delibera di giunta, la Sesto Immobiliare s’impegnò a corrispondere all’amministrazione nell’ambito di «spese di istruttoria tecnica per l’attivazione delle procedure di trasformazione urbanistica».
Al Caffè degli artisti, alla tavolata del Pd, c’era Massimo Milos, leader dell’associazione degli imprenditori Nord Milano. Non c’era Giuseppe Valeriano, dirigente di Sel «isolato e costretto alle dimissioni» per «essermi opposto al piano Falck». Seduto con il Pdl c’era Giuseppe Pasini, accusatore di Filippo Penati, Penati i cui uomini starebbero manovrando per rientrare in città scalzando quelli di un Oldrini a fine seconda legislatura. Ecco. Il post Oldrini. Chi verrà ? Manovre e sussurri. Intanto si raccolgono confidenze, dossier. Piccoli scoop messi in saccoccia e custoditi. La saga di Sesto. Dunque scopriamo che nella tenera cornice della festa di San Giovanni andavano camminando mano della mano una signora della Lega e l’assessore ai Lavori pubblici Vincenzo Amato. I due, in occasioni di lavoro, in pubblico, da avversari, più volte se le son cantate di santa ragione.
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