Paura recessione, Borse a picco, Milano ha bruciato 15,6 miliardi

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MILANO — Ormai si parla apertamente di recessione sia in Europa sia in Usa, e anche dall’Asia i segnali non sono più così positivi. Di conseguenza le borse non possono che registrare nuovi crolli: Milano -4,62% con una capitalizzazione ormai arrivata a 316 miliardi, oltre 100 miliardi in meno dal primo crollo dell’8 luglio. La più negativa ieri è stata Parigi, -5,25% a causa della debolezza delle banche francesi (SocGen -9,5%, Crédit Agricole -8,4%), seguita da Francoforte, -4,96%, Londra -4,67%, e in serata Wall Street, con il Dow Jones a -3,52%. Anche Hong Kong e l’Indonesia avevano chiuso in negativo: -4,85% e -8%.

I listini hanno chiuso male perché spinti dai segnali negativi arrivati dall’indice Pmi dell’eurozona (calcolato sugli approvvigionamenti delle imprese, e dunque proiettato sui prossimi mesi) sceso a 49,2, il minimo da luglio 2009, sotto la soglia dei 50 punti che segna il confine tra contrazione ed espansione delle attività , nonché dalle parole del segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, e del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde.

Per il ministro Usa la sfida per gli Stati sarà  il sostegno alla crescita più che l’abbattimento del debito. Geithner ha posto ancora una volta l’accento sull’Europa, la cui crisi «è maggiore della Grecia», ribadendo la sua preoccupazione per un possibile contagio Oltreoceano, anche se Atene «non sarò una nuova Lehman Brothers». Dichiarazioni che seguono la posizione della Fed secondo cui in America «la crescita rimane debole, così come il mercato del lavoro, mentre la disoccupazione resta elevata (al 9,9% in agosto)». L’economia globale «sta entrando in una fase pericolosa», ha fatto eco Lagarde, «la crescita è rallentata e ci sono all’orizzonte rischi di frenata. La ripresa attesa è a rischio». E come se non bastasse, ieri sei Paesi del G20 — Gran Bretagna, Australia, Canada, Corea del sud, Indonesia e Messico — si sono rivolti ai partner dell’area euro affinché agiscano rapidamente per risolvere la crisi e «impedire che finisca per contagiare l’economia mondiale». Un appello trasmesso attraverso un messaggio al presidente della Francia, Nicolas Sarkozy, Paese che ha la presidenza del G20, il quale mercoledì a New York aveva avvertito come la crescita economica e la stabilità  dovranno essere al centro del vertice del G20 a Cannes di novembre.

Tutto questo secondo gli esperti determina negli investitori una molto forte avversione al rischio, accentuata anche dal fatto che i mercati ormai stanno scontando un ribasso sulla crescita potenziale attesa, liberandosi dei titoli azionari o comunque rimettendo mano ai loro portafogli. Insomma vendite vere, non speculazioni al ribasso. A Milano in particolare hanno perso i titoli industriali come Tenaris (-8,8%), Pirelli (-8,2%), Saipem (-8,2%), Atlantia (-8,1%), e poi a seguire Exor, Mediaset, Prysmian, oltre ai titoli finanziari come Fondiaria-Sai, Unicredit, Mps, tutti con ribassi fra del 6-7% circa. In questo scenario pessimista il calo di Milano è stato comunque più contenuto rispetto alle altre piazze grazie anche alla difesa alzata dal commissario Ue, Olli Rehn, secondo cui «non ci sarà  alcun bisogno di un piano di aiuti per l’Italia, né dal punto di vista fiscale ci sarà  da chiedere di più all’Italia».

La situazione italiana, aggravata dal downgrade di S&P sul rating sovrano ha impattato anche sui rendimenti dei titoli di Stato: lo spread fra i Btp decennali e i Bund tedeschi ieri è volato fino a 414 punti di differenziale, per poi ritornare sotto la soglia dei 400 a 398 punti grazie anche agli acquisti di bond che la Bce sta continuando a realizzare sul mercato secondario. L’allargamento della forbice fra Italia e Germania è comunque anche data dal calo dei Bund, che insieme con i Treasuries Bond americani sono visti sempre più come beni rifugio. Ieri i buoni del Tesoro Usa sono scesi ai minimi di 1,776%, quelli tedeschi all’1,665%.

Si vedrà  invece oggi quale sarà  l’andamento dei titoli bancari dopo l’indiscrezione anticipata dal Financial Times secondo cui le autorità  europee starebbero valutando la possibilità  di imporre un’immediata ricapitalizzazione di 16 banche europee che hanno passato in misura risicata, tra il 5% e il 6% di patrimonio, gli stress test di luglio. Fra queste banche, insieme con tedesca Nsh Nordbank e a ben 7 istituti spagnoli vi sarebbe anche il Banco Popolare, unico istituto italiano.


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