Ore di attesa per Saccomanni pronta la lettera a Bankitalia

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ROMA – Ore di attesa per la successione al vertice della Banca d’Italia. Fonti politiche danno per partita la lettera con cui il presidente del Consiglio sottopone il nome del candidato – nella fattispecie il direttore generale dell’Istituto, Fabrizio Saccomanni – al consiglio superiore della Banca, chiamato per legge a dare un «parere» sulla nomina del governatore. Al momento però, questo organismo non l’ha ancora ricevuta. Tuttavia il suo responsabile, il consigliere anziano Paolo Blasi, visto l’infittirsi delle indiscrezioni su una soluzione imminente della vicenda, si tiene allerta: è pronto a trasformare, con un semplice fax, la riunione già  fissata per domani, in seduta «straordinaria», l’unica valida per le scelte di vertice. Anche all’ultimo momento, se necessario, sempre che tutto non slitti ad altra data.
Certo i tempi stringono. Il governatore Mario Draghi deve trasferirsi al vertice della Bce il prossimo primo novembre. Ma già  adesso – e lo si è visto anche al recente vertice del G20 – per forza di cose si muove sullo scacchiere internazionale come se già  fosse quasi a Francoforte e comunque, da quel che si è potuto capire a Washington, in questa veste paiono rivolgersi a lui i banchieri e i ministri stranieri, quando lo incontrano.
Naturalmente c’è, è presente e in questi giorni d’attesa finisce pure per dover svolgere tre incombenze: oltre a quella ancora agli albori del domani, deve presiedere il Financial Stability Forum, l’organismo a cui il G20 ha chiesto di riscrivere l’ordine finanziario post-crisi. E soprattutto, deve guidare la Banca d’Italia in un momento molto critico per l’economia, col paese sotto l’attacco della speculazione, strapazzato sui mercati internazionali. Dunque c’è fretta di chiudere il «caso».
Recentemente poi sono accaduti alcuni fatti che rafforzano le voci di un cambio della guardia imminente, di una soluzione vicinissima. Saccomanni è stato ricevuto per la prima volta dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a palazzo Chigi. Lo stesso Berlusconi ha poi sottoposto questa possibile designazione al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da sempre preoccupato di salvaguardare l’indipendenza dell’istituto, tenendolo lontano dalle tensioni politiche tra lo stesso premier e il ministro dell’Economia: Giulio Tremonti, non è un mistero, sarebbe favorevole a rimpiazzare Draghi con il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Come sempre il capo dello Stato ha raccomandato la massima trasparenza nel rispetto della procedura di nomina, riservandosi comunque l’ultima parola sull’intera questione. Terzo fatto: Tremonti non ha voluto commentare il faccia a faccia tra Berlusconi e Saccomanni, avvenuto mentre era in corso un delicato vertice Ecofin sulla crisi, una settimana fa. Non è arrivato nessun indizio sulle sue intenzioni per via Nazionale neppure al summit di Washington.
Ed eccoci all’oggi, con l’attesa della missiva, che avvia la procedura per la successione, a meno di rinvii sempre possibili. Secondo la legge, la nomina del governatore avviene con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del premier, sentito il Consiglio dei ministri e su parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia.


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