Oltre profitto e consumo, idee per un altro modello di sviluppo

by Sergio Segio | 18 Settembre 2011 7:24

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E Bodei nella sua lectio, attraversando la storia delle scoperte dell’uomo, dalla «macchina» all’artificio, contesta ogni immagine romantica di «buona» natura, per arrivare a denunciare non solo le storture dello sfruttamento, ma soprattutto «l’enorme spreco di intelligenza della nostra società ». Non c’è dubbio che il presidente del Comitato scientifico, pensasse anche alle migliaia di giovani che lo ascoltavano, incuranti del sole, in un silenzio difficile perfino da raccontare. Perché se la Natura è il tema, la domanda che quest’anno si respira è quale società  sarà  in grado di governare il rapporto con il mondo in cui viviamo: quali sono le incognite, quali le speranze. Ne parlano Pierre Donadieu, soffermandosi sull’incerto confine che ormai lega città  e campagne, Vandana Shiva sulla Natura brevettata, fino alle riflessioni sul genoma di Edoardo Boncinelli. È il tema della provocazione di Massimo Cacciari sui grandi movimenti ecologici: «Importanti nel far crescere una consapevolezza del bene ambientale», ma tutti all’interno di un paradigma fondato sul potere dell’uomo sulla natura e sull’utilità  che ne può ricavare: «Una scelta che spinge per un ricambio delle fonti così come si è passati dal carbone al petrolio, al nucleare e domani al sole. Ma che non contraddice il progetto tecnologico». La prima volta di un vescovo al Festival ha il volto di Monsignor Vincenzo Paglia che parla oggi della Salvaguardia del Creato: se la Terra è madre, nel pensiero cristiano il Creato ha un Padre, di cui il mondo costituisce una delle eredità  lasciata al genere umano con il compito di difenderla.
L’ansia del futuro è l’inquietudine che segna queste giornate, testimoniata dalla presenza muta dei precari della scuola, coi volti coperti dalle maschere. Una ragazza di 19 anni ha chiesto a Zygmunt Bauman: «C’è una via di scampo?». «Abbiamo fatto danni memorabili in questi ultimi cinquant’anni — ha risposto il sociologo — ma non è troppo tardi per evitare la catastrofe». Bauman affida ai più giovani «la rivoluzione» che dovrebbe «riconnettere l’economia e il progresso ai bisogni umani». «Così come l’uomo ha inventato un modo di vivere basato sul consumo, possiamo inventarne un altro. Il nostro pianeta ha risorse sufficienti perché tutti possiamo vivere felici. Non ne ha per soddisfare l’avidità  e la bramosia del profitto».
La ricerca di nuovi stili di vita è anche la ricerca di nuove regole. Così Salvatore Settis ha duramente contestato gli urbanisti e lo sconsiderato «consumo del suolo» e Tom Regan, teorico del movimento animalista, ha ricordato la connessione tra difesa degli animali e ambiente. Ma sensibilità  è anche un problema di «osservazione». E Marc Augé sottolinea come sia «dominante oggi un’estetica della distanza. Le foto prese dai satelliti, le vedute aeree ci abituano a una visione globale delle cose, così come le strade rapide e i treni ad alta velocità . Questa trasformazione accelerata esprime un cambiamento di scala di cui ciascuno di noi prende progressivamente coscienza, se non altro attraverso le immagini della tv». Di «biodiritto» parla oggi Stefano Rodotà , come codice che permetta di difendere la centralità  della persona, anche nei confronti «dell’arroganza degli Stati». Accusa Rodotà : i «proibizionismi, dalla legge sulla procreazione assistita a quella sul biotestamento, che dividono il mondo tra chi ha i soldi per comprare i suoi diritti e chi non li ha».
Lo «spreco di intelligenza» non abita in questo Festival. Lo si capisce la notte, quando le mille sedie blu di piazza Grande si svuotano, le cento mostre chiudono e gli ultimi fanno la fila alle macchinette che invece di bibite offrono «paginette filosofiche» con le lectio magistralis. Ma non c’è niente di naturale in tutto questo: per portare oltre un milione di persone a riflettere, in un decennio di iniziative sempre gratuite, questo Festival ha impiegato energie, forza di volontà  e quattro spiccioli di finanziamenti. I giovani lo sanno. Non i tanti politici che a Modena, Carpi e Sassuolo non hanno mai messo piede. E si vede.

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