O la borsa o Lavitola

by Sergio Segio | 11 Settembre 2011 7:19

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 «Buon viaggio». Il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, ci scherza su. Ma non molla la presa. Per martedì, giorno in cui era previsto che i pm partenopei andassero a palazzo Chigi per ascoltarlo – senza avvocati al suo fianco – come persona informata sui fatti, Silvio Berlusconi è riuscito a fissare altri appuntamenti. Sarà  prima a Bruxelles per un colloquio con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, e poi a Strasburgo, per parlare – sempre della manovra italiana e della situazione nell’Eurozona – con il presidente della commissione Ue, José Manuel Barroso. Incontri espressamente richiesti dall’Italia. «Finora non c’è arrivata nessuna comunicazione ufficiale – diceva ieri Lepore – Ma quando arriverà , se c’è motivo di legittimo impedimento, è chiaro che fisseremo un altro appuntamento. Non possiamo rinunciare a sentirlo» perché nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Gianpaolo Tarantini e di sua moglie Angela Devenuto, mentre Valter Lavitola resta latitante, il premier «è parte lesa». A sera palazzo Chigi fa sapere di aver informato la procura degli impegni del Cavaliere, e che la ricontatterà  «per fissare un nuovo appuntamento».

Il Cavaliere teme di entrare nel colloquio con i magistrati come parte offesa e di uscirne messo alle corde non solo dai presunti estorsori ma anche dai pm. E il nervosismo per nuove intercettazioni in arrivo resta alto. Ieri Berlusconi ha dunque riunito a palazzo Grazioli il vertice del Pdl – il segretario Angelino Alfano e i tre coordinatori declassati, Bondi, Verdini e La Russa – non certo per parlare degli improvvisati impegni internazionali. Argomento all’ordine del giorno, il partito e le prossime elezioni. Quelle amministrative. Ma forse non solo. Perché a Pierferdinando Casini che propone al Cavaliere un patto di fine legislatura con «un passo indietro di tutti», il premier risponde: «Francamente non lo so. Io sono un semplice e guardo sempre e comunque al voto degli elettori».
Il tentativo per ora è quello di provare almeno a tenere insieme il partito, per ogni evenienza. A palazzo Grazioli si sono visti anche Maurizio Lupi e Maria Stella Gelmini, protagonisti di un match che ha per pretesto la scuola ma che si gioca sulla guida del Pdl lombardo. E il Cavaliere ha convocato anche Antonio Martino, che guida i cosiddetti «frondisti» del Pdl e che ha annunciato il suo voto contrario alla manovra.E ancora, con Berlusconi si sono a lungo intrattenuti Gianni Letta e il solito avvocato Niccolò Ghedini.
Il Pdl fa molta fatica a restare unito intorno al leader sul viale del tramonto, e si cercano vie d’uscita. Un passo indietro? Giammai, è la risposta che arriva all’unisono a chi, come il segreatario del Pd Pierluigi Bersani, insiste su questo tasto. Ma è sempre più difficile tenere a bada imbarazzo e malumori. Il Cavaliere consegna a Bruno Vespa, per lo speciale sull’11 settembre, un’intervista in cui – oltre a annunciare il ritiro completo dall’Afghanistan entro il 2014 – assicura che la manovra va bene così e non andrà  rafforzata «perché è stata fatta da noi seguendo tutte le indicazioni delle Bce», e insiste: «Siamo sicuri che resteremo fino alla fine della legislatura». Sarà . Ma come minimo si dovrà  discutere di chi sarà  il candidato premier nel 2013, osa qualcuno. Checché ne Alfano, le primarie, dice la ministra Giorgia Meloni, «si devono fare comunque, anche con Berlusconi».

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