Neutrini, il dissenso dei trenta
MILANO — Nella presentazione della scoperta dei neutrini che viaggiano più veloci della luce non c’è stata unanimità .
Una parte del gruppo dei fisici appartenenti a 30 istituzioni di 11 nazioni non condivideva appieno i passi che si stavano per compiere diffondendo un dato che avrebbe messo a soqquadro le radici della fisica moderna.
«Circa 30 dei 160 scienziati internazionali impegnati nell’impresa — dice Marco Gianmarchi del Cnr, coordinatore della fisica astro-particellare dell’Infn di Milano, responsabile del gruppo Aegis sulle ricerche dell’antimateria al Cern e membro dell’esperimento Borexino al Gran Sasso — non hanno firmato il preprint diffuso prima della conferenza del Cern. Avevano dubbi e avrebbero preferito pubblicarla innanzitutto su una rivista internazionale la quale, prima di accettare il lavoro, lo avrebbe sottoposto al tradizionale vaglio di altri esperti. Ciò mi lascia perplesso, anche se l’esperimento appare fatto bene».
«Sì, alcuni non lo hanno sottoscritto» conferma Antonio Ereditato alla guida del gruppo autore del risultato che sta scuotendo il mondo della scienza per le implicazioni che comporta, capaci di stravolgere la visione dell’Universo. Con questo dissenso di fondo iniziano domani gli esami sui neutrini da record. Contemporaneamente, nei laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e in Giappone sarà presentata e discussa la clamorosa scoperta.
Ora, dunque, i fisici sono lanciati nella caccia all’errore, unica via per fugare le incertezze. «Prima di gettare nel fuoco le teorie di Einstein vorrei vedere i risultati di altri esperimenti indipendenti» dichiara John Ellis, illustre teorico del Cern. «È possibile che anche se le conclusioni sono accurate, queste non dimostrino che i neutrini viaggiano più veloci della luce — afferma David Kaiser del Mit — ma invece siano la spia di un altro effetto esotico sconosciuto». «Dopo la conferenza al Cern ho ricevuto 650 email di osservazioni — dice Antonio Ereditato — ed è quello che deve succedere. Ciò che abbiamo constatato è choccante. Per questo prima di tutto ci siamo fatti gli esami all’interno del gruppo secondo le regole standard e poi abbiamo messo ai voti il lavoro svolto. Sapevo che l’articolo preparato era particolare e perciò ho chiesto libertà di coscienza nell’esprimere le personali valutazioni. Il consenso è stato grande ma un certo numero di colleghi per una serie di ragioni personali non lo ha condiviso. Dai nuovi incontri di domani mi aspetto nuove idee — aggiunge Ereditato — soprattutto originali non emerse a Ginevra».
L’unanimità tra scienziati è difficile da trovare normalmente e ancor di più quando la materia è scottante. «La prima reazione — dice Stefano Forte, fisico teorico dell’Università di Milano — è che ci sia qualche elemento non considerato che potrebbe far rientrare l’effetto misurato». E nei blogger degli scienziati che si sono scatenati tra i continenti i ricercatori guardano in particolare alla misura del tempo, alla sincronizzazione fra i due orologi tra Cern e Gran Sasso tra i quali c’è una differenza di 2,3 nanosecondi con una tolleranza di 0,9 nanosecondi. Ne abbiamo tenuto conto, rispondono gli autori della scoperta. La sfida della verifica è aperta. «Attendo conferme da altri laboratori» sottolinea Ereditato.
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