Nel futuro della Vinyls c’è l’energia fotovoltaica

by Sergio Segio | 10 Settembre 2011 7:06

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 SASSARI.Ora è sicuro: di pvc negli stabilimenti Vinyls di Porto Torres e di Marghera non se ne produrrà  più nemmeno un grammo. L’altro ieri scadeva la gestione straordinaria dell’azienda sarda e di quella gemella in Veneto. E l’apertura della procedura di fallimento è stata evitata soltanto perché nell’incontro organizzato a Roma tra sindacati e funzionari del dicastero dello Sviluppo (il ministro Romani s’è dato e neppure ha mandato al suo posto un sottosegretario) in extremis sono arrivate due offerte di acquisto. Per Porto Torres da parte di un’azienda sarda, la Sardinian Green Island, che vorrebbe smantellare gli impianti chimici per sostituirli con una fabbrica di pannelli solari; per Marghera da un’impresa veneta, l’Oleificio Medio Piave, che dice di volere convertire lo stabilimento in una raffineria di oli vegetali da bruciare per produrre energia. Si riapre, quindi, la trattativa.

La lettura di quest’ultimo (forse) atto della storia infinita della Vinyls è più che trasparente: vince la strategia Enel. La multinazionale governata da Scaroni – come sempre hanno detto gli operai di Porto Torres e di Marghera e come da tempo sanno bene tutti gli analisti economici esperti del comparto – di chimica in Italia non vuole più saperne, perché punta alla produzione di energia con il gas, con il fotovoltaico, con l’eolico e con gli oli combustibili. Alla fine – dopo che tutti quelli che volevano continuare a fare chimica sia a Porto Torres sia a Marghera hanno ritirato le loro offerte perché non hanno raggiunto con l’Enel accordi praticabili sulle forniture di cui l’ex azienda statale detiene gli asset – spuntano due imprese che garantiscono la continuità  produttiva soltanto a condizione che dalla plastica si passi ai pannelli solari e agli oli combustibili.
L’Oleificio Medio Piave è un gruppo a impronta fortemente familiare. E’ di proprietà  dei Dal Sasso, di Treviso. Fondato nel 1938 a Oderzo, ha un fatturato che sfiora i cinquanta milioni di euro e ha sempre operato nel settore dell’estrazione dell’olio, in particolare dell’olio di semi d’uva. A guidare l’impresa è attualmente Saverio, figlio del fondatore Carlo Aristide, morto nel 2008. La Sardinian Green Island, invece, è stata fondata a Milano nel gennaio 2010 ed è controllata da Sardinia Private Investments Management, con sede legale a Cagliari. La società  è nata dall’iniziativa di un imprenditore cagliaritano, Alberto Scanu, presidente dell’Associazione degli industriali della Sardegna meridionale, e si presenta come un’azienda che si occupa di investimenti su progetti di utilizzo delle energie rinnovabili.
Il 19 gennaio 2010, a pochi giorni dalla sua fondazione, la Sardinia Green Island ha acquisito la Ineos Films di Assemini, un paese a una quarantina di chilometri da Cagliari. Un sito dove, per il momento, sembra che la società  si sia limitata a montare pannelli sui tetti dei capannoni. Il progetto messo in campo – e per ora di fatto neppure avviato – prevede la riconversione dello stabilimento di Assemini in polo di realizzazione e di manutenzione di impianti fotovoltaici, con connesse attività  di fornitura e di montaggio.
I sindacati sono piuttosto cauti nella valutazione delle due proposte. C’è chi, come i chimici della Cisl, invita a guardare il bicchiere mezzo pieno, visto che in ballo c’è la chiusura degli stabilimenti e chi, invece, come la Uil, denuncia le troppe incertezze emerse dall’incontro dell’altro ieri al ministero. La Cgil fa una differenza tra l’offerta per Marghera, giudicata «consistente», e quella per Porto Torres, che viene invece guardata con più perplessità . Tutti dicono che, a questo punto, l’uscita dal ciclo del cloro è cosa fatta: vince l’Enel.
Gli operai Vinyls di Porto Torres, invece, vincono alla Mostra del cinema di Venezia, dove «Pugni chiusi», la pellicola di Fiorella Infascelli sulla loro storia, ha preso uno dei premi della sezione Controtrocampo italiano, quello riservato ai documentari. D’altra parte, dopo aver occupato l’Asinara ribattezzandola l’Isola dei cassintegrati, gli operai Vinyls sono abituati alle luci della ribalta. In tv sono andati dappertutto, da Anno Zero a Tetrix, da Ballarò al Tg3. E i due giovani di Sassari che hanno inventato il profilo Facebook dell’Isola dei cassintegrati, Michele Azzu e Marco Nurra, hanno appena pubblicato un libro, Asinara revolution (Bompiani), in cui raccontano come le loro storie di ventenni senza futuro in fuga dalla Sardegna (il primo fa il musicista a Londra e il secondo il giornalista a Madrid) si sono incrociate con l’avventura dei naufraghi del lavoro nell’isoletta sarda. Protagonisti, questi ultimi, del circo dei media, ma perdenti, sinora, sui tavoli di negoziato con governo e aziende. Vorrà  dire qualcosa?

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