by Sergio Segio | 1 Settembre 2011 7:08
Sul secondo intervento regna ancora il caos, ma a Palazzo San Giacomo si attendono una ulteriore stangata che potrebbe valere tra i 65 e i 130 milioni di euro. «Per il 2012 a Milano il decreto prevederà un colpo di forbici per abitante che è la metà di quello di Napoli – spiega Marco Esposito, assessore municipale allo Sviluppo -. Il governo concede ai comuni la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef in modo da coprire i tagli ma, se per pareggiare il taglio a Milano serve una piccola addizionale, a Napoli dovrebbe crescere oltre il massimo di legge e quindi sarà impossibile fronteggiare i tagli senza intaccare i servizi». Niente servizi e niente investimenti, sottolinea la Cgil: «Azzerati i fondi Fas per il Mezzogiorno, la Campania perde ben 8,5 miliardi per lo sviluppo e la crescita. A tutto ciò si aggiunge il rischio di disimpegno automatico delle disponibilità dei fondi strutturali perché la regione, dopo aver perso tempo prezioso sulla rimodulazione/riprogrammazione, non ha saputo aprire un confronto col governo». Allo sciopero generale del 6 settembre il sindaco de Magistris ha già annunciato la sua adesione.
Per far quadrare i conti di Palazzo San Giacomo, tra fine settembre e i primi di ottobre ci sarà una manovra di aggiustamento. Nel bilancio previsionale di giugno ci sono già stati tagli alla spesa per oltre 100 milioni. L’assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, indica poi come ulteriore obiettivo lo snellimento dell’organico comunale che, con le partecipate, arriva a circa ventimila lavoratori. Per questo è stato stilato un piano di esodo incentivato. Sotto tiro potrebbe finire il welfare, attualmente in bilancio ci sono 56 milioni: «Cioè circa 60 euro procapite, meno della metà della media Italiana, che è la più bassa d’Europa – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Sergio D’Angelo -. Tagliare ancora significa rinunciare alle rette per i minori in difficoltà o negare l’assistenza domiciliare a disabili e anziani».
Una voce di bilancio che la lista civica Napoli è tua è decisa a difendere dal ministro Tremonti: «È l’alternativa politica, il “Laboratorio Napoli”, che difendiamo – spiegano i consiglieri Nt, Vittorio Vazquez e Pietro Rinaldi -. Lo stato di crisi e di conflittualità renderebbe insopportabile qualsiasi ipotesi di ulteriore compressione della spesa sociale. Per questo davanti a qualsiasi ipotesi dell’assessore Realfonzo di taglio alla spesa sociale non potremmo che essere fermamente contrari». Contrari anche i movimenti: «Il governo Berlusconi propone macelleria sociale, la giunta comunale ci deve chiarire se si colloca ancora come alternativa oppure se sceglie le politiche di austerità – commenta Antonio Musella del cartello Uniti contro la crisi -. Il rapporto tra movimenti e amministrazione comunale è già provato da una spinta legalitarista che non tiene conto della giustizia sociale. A Napoli la crisi si combatte in linea con la Bce oppure si vuole provare a dare un segnale di costruzione reale di alternativa?».
Intanto sul campo ci sono le prime due vittime: la sanità e i trasporti. Il piano della regione di accorpamento degli ospedali ha già provocato la chiusura di numerosi pronto soccorso in tutta la città , di laboratori di analisi nella Asl, dall’attesa sulle barelle si è passati alle sedie, impossibile continuare a offrire chirurgia d’eccellenza in strutture come il Pellegrini o il Cardarelli, punto di riferimento per tutto il sud. A pezzi anche il trasporto pubblico. Le linee su ferro che assicuravano i collegamenti con la costiera e i paesi vesuviani da un lato, con la periferia ovest e l’area flegrea dall’altro minacciano di tagliare le corse, rendendo impossibile la vita a pendolari e studenti, nonostante il prezzo dei biglietti sia già aumentato in alcune tratte di oltre 50 centesimi. La Circumvesuviana, ad esempio, ha annunciato dal 15 settembre un taglio del 25% dei km/treno e una riduzione della fascia oraria giornaliera di esercizio con abolizione delle prime corse mattutine e delle ultime serali. Lo stesso la Sepsa, che minaccia di chiudere alle 20. A rischio anche le linee urbane Anm: «Gli autobus sono così obsoleti – spiega Ezio Lucchese del sindacato Usb – che uno su due si rompe ogni giorno. Manca tutto, anche i semplici pezzi di ricambio. Ci sono stati sprechi e cattiva gestione ma con i tagli siamo ridotti al collasso. Il sindaco ha annunciato che vuole il trasporto notturno, noi siamo d’accordo, ma in questa situazione da settembre non saremo in grado di assicurare nemmeno i servizi essenziali».
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