Montezemolo e l’attesa del «momento Ciampi»

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MILANO — Aumentano, in queste ore di divisioni e di strali verso il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, le probabilità  che Luca Cordero di Montezemolo decida di «scendere» in politica? Difficile dirlo. L’interrogativo è da mesi oggetto di riflessioni da parte di esperti, leader di partito e imprenditori. E nemmeno il giornalista del Fatto quotidiano Stefano Feltri, al termine delle 190 pagine del suo libro Il candidato (Aliberti editore) dedicato proprio al presidente della Ferrari, se la sente in fondo di spendere un sicuro pronostico. Alla domanda che pone all’inizio: che politico sarebbe? non risponde a senso unico. E dopo aver sottolineato che molti amici e collaboratori del manager in privato si «dicono scettici» sulla sua «discesa in campo», conclude così: «Sta a Montezemolo provare a smentirli».

Lo farà ? Feltri non si sbilancia. «Alla sua disponibilità  per un impegno di vertice corrisponde una qualche forma di domanda? A prima vista sembrerebbe di no», i partiti sembrano chiudere ogni spazio a disposizione del presidente di Italia Futura, la fondazione-associazione fondata da Montezemolo che Feltri definisce «il partito ultraleggero».

Però il giornalista riconosce al «candidato» alcune opportunità . Riassumibili in sostanza nel «momento Ciampi»: «Montezemolo sta aspettando da anni l’occasione di rispondere a una chiamata di salvataggio, ricoprire un ruolo super partes di grande prestigio». L’Italia affonda? Il presidente della Ferrari può «presentarsi come l’uomo del risanamento» o lasciare a Tremonti il compito di «farsi carico dei tagli e diventare il bersaglio dello scontento», per poi presentarsi come «l’uomo del rilancio o della pacificazione nazionale».

Ma le ipotesi sui destini di Montezemolo, che secondo Stefano Feltri potrebbe anche alla fine «defilarsi» dal ruolo politico e dedicarsi alla compagnia di treni privati Ntv, in fondo non rappresentano il focus del libro. Che invece è, «in attesa di capire» cosa farà  il manager, raccontare chi è. Perché, dice il sottotitolo, secondo il giornalista «tutti conoscono Montezemolo. Nessuno sa chi è davvero». Non basta infatti, sostiene, uno sguardo veloce al curriculum: «Ferrari, La Stampa, Fiat, Cinzano, Italia 90, di nuovo e per sempre Ferrari, Juventus, Rcs, Confindustria, Fieg, di nuovo Fiat e poi i treni di Ntv, la poltrona Frau, il fondo Charme». No, il racconto dev’essere una «ricostruzione dei successi e l’analisi degli insuccessi».

Alla fine della narrazione il piatto per Feltri non appare proprio equilibrato: l’uomo che ha cominciato il suo percorso al liceo dei gesuiti Massimo (palestra di molti protagonisti dell’Italia come il Governatore Mario Draghi), nel quale per sua stessa ammissione fu «campione mondiale di copiatura», per la sua carriera deve molto ai rapporti giusti. Grazie a Cristiano Rattazzi «diventerà  una specie di Agnelli adottivo». Ciò segnerà  tutta la vita professionale di un manager che secondo Feltri in sostanza sa dare il meglio di sé nelle pubbliche relazioni e nel team management. Qualità  in teoria preziose nella politica. Sempre che «Il candidato» decida di sciogliere la riserva.


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