Montecitorio, scontri con fumogeni e sassi

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ROMA — La rabbia è esplosa all’improvviso, dopo tre ore di slogan e cori contro il premier. E piazza di Montecitorio si è trasformata in un corpo a corpo fra manifestanti e polizia, il secondo atto di un pomeriggio ad alta tensione di fronte alla Camera, durante la discussione sulla manovra.
Il primo, poco prima delle 16, quando l’ex ministro delle Politiche europee Andrea Ronchi, già  deputato di Futuro e libertà  e ora nel gruppo misto, è stato contestato da alcuni partecipanti al sit-in organizzato dall’Unione sindacale di base, con striscioni Cobas e di Rifondazione comunista. Insultato, l’esponente politico si è avvicinato alle transenne. «Prendo in un anno quello che guadagni in un mese, non ti vergogni?», ha esordito un manifestante, innescando la replica di Ronchi: «Siete la vergogna dell’Italia!». Nella confusione generale qualcuno ha lanciato contro l’ex ministro una bottiglia d’acqua e, a quel punto, Ronchi è stato scortato dalla polizia in un luogo sicuro. Più tardi a Ronchi è giunta la solidarietà  del ministro della Difesa Ignazio La Russa e del sindaco Gianni Alemanno, mentre il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, riferendosi agli incidenti avvenuti dopo, ha avvertito: «È pericoloso dare messaggi che non incrociano mai il senso comune del Paese».
I tafferugli sono scattati alle 17.30, dopo il coro «dimissioni, dimissioni» contro il governo Berlusconi, accompagnato da lanci di fumogeni e petardi verso il Parlamento. Giovani con i caschi e a volto coperto hanno lanciato sassi, scarpe, uova, vernice, bottiglie, monetine e perfino cuori e interiora di animali contro poliziotti e blindati. È stato l’inizio della mini-guerriglia nella piazza-salotto del centro, avvolta dalla nebbia dei fumogeni, con i commercianti barricati nei negozi e i turisti riparati nei portoni.
Per ora non ci sono fermi, ma la Scientifica ha ripreso tutto con le telecamere. Un paio di persone, secondo i manifestanti, sono rimaste ferite dalle manganellate. Alla fine di fronte a Montecitorio c’erano i resti degli scontri: cestini dell’immondizia e motorini danneggiati, sampietrini macchiati di sangue e vernice. Mentre le forze dell’ordine presidiavano Palazzo Grazioli, il corteo (non autorizzato) di un migliaio di persone ha sfilato al Pantheon, in largo Argentina, a piazza Venezia e lungo i Fori Imperiali al grido di «Noi la crisi non la paghiamo!» e ha mandato in tilt il traffico. Poi la manifestazione si è sciolta. Ma per due ore — tra elicotteri in volo e ululati di sirene — in centro è stato il caos.


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