Mirafiori produrrà  la Topolino i suv vanno negli Stati Uniti

Loading

TORINO – Ora i sindacati temono che Mirafiori diventi marginale nella mappa degli stabilimenti europei della Fiat. Lo chiamano «rischio vetturetta» e ieri sono arrivate le prime indiscrezioni che confermerebbero quei timori. Il Lingotto, naturalmente, non commenta le voci e forse qualche elemento potrà  emergere dalla riunione del vertice della società , in programma a Torino oggi e domani. Per il momento restano le indiscrezioni riprese ieri da Bloomberg secondo cui «il suv sarebbe destinato agli Stati Uniti e a Torino andrebbe una city car». Altre indiscrezioni parlano della produzione della Trepiuno, una sorta di riedizione della Topolino. A motivare la scelta l’apprezzamento dell’euro sul dollaro (salito del 9 per cento da novembre a oggi) e soprattutto il fatto che il mercato europeo dei suv non è così favorevole come si sperava. A queste ragioni si aggiungerebbe l’opportunità  di offrire ai sindacati americani un aumento dell’occupazione in cambio della loro disponibilità  a non modificare in modo sostanziale gli accordi sul costo del lavoro, oggi molto favorevoli all’azienda. Proprio nei giorni scorsi, nel cuore di una trattativa particolarmente delicata per il futuro stesso del sindacato dell’auto di Detroit, King aveva chiesto alle controparti più produzione e più modelli. E’ chiaro che delle tre case americane quella che ha maggiore interesse a venire incontro alle richieste di King è proprio la Chrysler che deve ancora contrattare con il sindacato la vendita delle rimanenti quote in mano al fondo pensionistico Veba.
«L’ipotizzato cambio di produzione a Torino – commenta Susanna Camusso, leader della Cgil – dimostra che non basta la politica delle telefonate e degli ammiccamenti. Se il governo ha un minimo di autorevolezza, recuperi il tempo perduto e convochi un tavolo con l’azienda per chiarire quali sono davvero i piani. Il governo dimostra invece di non avere una relazione positiva con le imprese. Tanto che accetta, senza reagire, il fatto che un’impresa come la Fiat subordini l’investimento a Mirafiori alla motivazione di una sentenza. Come se un investimento potesse dipendere dall’applicazione delle leggi».
I sindacati che avevano fatto campagna per il sì a Mirafiori nel referendum d’autunno hanno chiesto un incontro urgente ai vertici del Lingotto. Fim, Uilm e Fismic ricordano infatti che i termini dell’accordo erano precisi: «Era chiaro – ricorda per la Cisl torinese Claudio Chiarle – che sarebbero state rispettate quattro condizioni: la produzione di modelli di gamma alta con un buon margine di profitto, l’entità  dell’investimento, i volumi produttivi e la quantità  di occupazione». Teoricamente quei quattro punti andrebbero rispettati. La Fiat ha garantito al presidente del Piemonte, Roberto Cota, che l’investimento sarà  analogo a quello previsto per i suv, cioè un miliardo di euro. Ma è evidente che una minicar non garantirebbe gli stessi livelli occupazionali né gli stessi margini di guadagno. Un punto, quest’ultimo, di particolare importanza per un sindacato perché le produzioni di qualità  sono più difficili da trasferire nei paesi dove è basso il costo del lavoro. La questione dell’occupazione è stata sollevata ieri dalla Fiom: «Se si realizza una minicar – ha detto Giorgio Airaudo – si prepara un nuovo ridimensionamento per Mirafiori».


Related Articles

L’ultima predica di Draghi: «Manovra mirata, subito»

Loading

«Merito e indipendenza»: su queste due parole chiave si fonda da sempre la forza e l’autorità  della Banca d’Italia. Un messaggio chiaro che Mario Draghi, governatore uscente, ha lanciato alla politica all’inizio della sue conclusioni: non provate a mettere le mani su Bankitalia per farne uno strumento di «analisi e azione» piegato alle volontà  del governo. E al governo, Draghi ha lanciato pesanti accuse di incapacità  nel favorire la crescita. Lo aveva sostenuto nella sua prima relazione nel 2006, lo ha ripetuto ieri nella sua ultima relazione: in ottobre lascerà  la carica di governatore di Bankitalia per assumere quella di presidente della Bce. E già  si sta scatenando la lotta per arraffare la sua poltrona e assegnarla a un governatore «amico».

Il PIL della fantasia

Loading

Creatività, ricerca, innovazione. Per la prima volta entrano a far parte del prodotto interno lordo americano. Una rivoluzione culturale    

Bpm, gli Amici vogliono la conferma di Chiesa

Loading

Trattative con Bonomi e Mediobanca per una soluzione che non metta a rischio l’aumento.  Banca d’Italia deve ancora dare il suo benestare alla composizione del nuovo consiglio 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment