Mills, i giudici tagliano i testimoni

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MILANO — Lazzaro, alzati e cammina. E l’ordinanza di ieri del tribunale «resuscita» in effetti quel Lazzaro giudiziario che ormai da molti mesi era diventato il processo Berlusconi-Mills, in teoria riaprendo una seppure ancora labile possibilità  che, se certo non il verdetto definitivo di Cassazione, almeno una sentenza di primo grado di assoluzione o di condanna possa fare in tempo a essere emessa prima dello scoccare, a febbraio 2012, della prescrizione accorciata nel 2005 dalla legge ex Cirielli. L’ordinanza a sorpresa, infatti, fissa al 24 ottobre la rogatoria inglese per ascoltare David Mills, indica il 28 ottobre a Berlusconi (ieri in aula ma silente) se vorrà  farsi interrogare, e prevede le udienze del 31 ottobre, 7 e 14 novembre per le domande della difesa ai testi Briatore, Marcucci e Attanasio, e alla consulente Tavernari: ma revoca tutti i rimanenti testi della difesa, annullando la rogatoria londinese per 6 testi inglesi ammessi in marzo, e depennandone altri 4 del premier. Perché? «Con questa decisione incredibile e unilaterale il tribunale rinnega se stesso e la presenza della difesa diventa inutile», tuona l’avvocato Ghedini, mentre il collega Longo si rivolge così alle giudici: «Proverò a far cambiare idea a lorsignore che hanno cambiato idea».
Tutto origina dal fatto che all’inizio del processo, nel quale Berlusconi è imputato di aver corrotto con 600 mila dollari il creatore delle società  offshore della Fininvest in relazione a due sue deposizioni reticenti in processi al Cavaliere nel 1999 e 2000, il premier era giudicato insieme a Mills dai giudici Gandus-Dorigo-Caccialanza. Il 24 e 27 settembre 2007, in trasferta a Londra, accusa e difesa interrogarono 5 importanti testi inglesi, mentre i giudici italiani rimasero fuori dalla porta e dovettero leggere poi i verbali: una paradossale «assenza» che, scrive ieri il tribunale, «giova ricordare» fu «conseguenza esclusiva dell’opposizione delle difese degli imputati, e in particolare della difesa Berlusconi». Nel 2008, a causa della legge Alfano sulle immunità , poi giudicata incostituzionale dalla Consulta, la posizione di Berlusconi fu separata e congelata, mentre proseguì il processo al solo Mills, condannato in primo e secondo grado a 4 anni e mezzo, ma infine prosciolto in Cassazione per intervenuta prescrizione. Avendo già  sentenziato su Mills, i giudici Gandus-Dorigo-Caccialanza erano intanto diventati per legge incompatibili a giudicare Berlusconi, il cui processo perciò era ricominciato davanti alle attuali giudici Vitale-Lai-Interlandi.
Il problema che ora si poneva per i testi inglesi era se le loro dichiarazioni nel 2007 dovessero essere considerate «davanti a giudici mutati» (e dunque da rifare davanti ai nuovi) oppure no. Ma ieri il tribunale ha prospettato che in realtà  fossero «prove non assunte davanti ai precedenti giudici», visto che erano stati tagliati fuori dalla procedura e «le dichiarazioni erano state assunte con un regime che esclude l’esercizio della giurisdizione da parte del giudice italiano incaricato del processo». E siccome le dichiarazioni dei testi inglesi nel 2007 sono state assunte «nel contraddittorio della difesa, alla presenza dei difensori» di Berlusconi e «con il pieno esercizio dei diritti loro spettanti», ieri il tribunale conclude che quei verbali sono «legittimamente presenti nel fascicolo» e «utilizzabili per la decisione».
Ecco perché, eccetto Mills che non si era mai fatto interrogare e lo sarà  il 24 ottobre, il tribunale ritiene a questo punto di poter fare a meno del resto della rogatoria-bis (che pure aveva avviato in aprile per gli altri 6 testi inglesi), così come di altri 4 testi: le carte già  in atti e i testi già  ascoltati rendono «superflue» le convocazioni del banchiere svizzero Paolo Del Bue («peraltro imputato di reato connesso, che già  si è avvalso della facoltà  di non rispondere»), di Alfonso Cefaliello e del parlamentare pdl Alfredo Messina. Del teste Guy Grewer non c’è bisogno «a una più attenta lettura delle dichiarazioni rese dal teste Marcucci e alla luce delle ulteriori prove acquisite». E «sovrabbondante appare l’esame del consulente tecnico di Mills», Perini, «alla luce della sentenza di Cassazione su Mills, della documentazione in atti e della consulenza del perito del pm, Chersicla». Quanto ai fiduciari Heimo Quaderer e Benjamin Marrache, le dichiarazioni ieri della teste Maria De Fusco, e quelle in passato di Flavio Briatore e Marina Mahler, «appaiono del tutto esaustive».


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