Messa obbligatoria, rette vantaggiose

Loading

 ROMA. I soldi non ci sono più per nessuno, nemmeno per le scuole paritarie. Ciò non toglie, però, che le scuole paritarie, proprio in questo momento di crisi, rappresentano un «competitor» fuori regola per quelle pubbliche. On-line e non solo, ferve il dibattito sul dimezzamento dei fondi a favore delle scuole paritarie. L’impensabile è accaduto, visto che da quando è stata approvata la legge sulla parità  nel 2000 nessuno ha mai negato quel mezzo miliardo di euro alle scuole che «ampliano» – come si usa dire – il sistema formativo italiano. Quest’anno, invece, i finanziamenti pubblici sono precipitati a circa 250 milioni di euro. La crisi tocca davvero tutti.

Ma è proprio così? Che anche le scuole paritarie siano in crisi è verissimo, bisognerebbe aggiungere che hanno sempre la possibilità  di alzare le rette, a differenza delle scuole statali. Ma la verità  è che anche quei «pochi» finanziamenti che percepiscono, unitariamente alla grande libertà  nella contrattualizzazione interna, permettono rette «accessibili» a fronte di una scuola pubblica ridotta alla canna del gas, e che non riesce più a garantire neanche il minimo. Non più soltanto nella fascia 0-3 anni, ma anche nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole paritarie, quando l’indirizzo culturale comincia ad essere più «pesante». Prendiamo una città , Roma, e un quartiere, San Giovanni. Nelle scuole pubbliche che non riescono a offrire il tempo pieno si offre alle famiglie di poter pagare un dopo scuola. Ovviamente bisogna poi pagare la mensa (che a volte è addirittura “autoprodotta” o gestita attraverso un catering). I costi lievitano, nonostante si sia nell’ambito statale: si può arrivare a sborsare – a Roma come in altre città  – anche oltre 150 euro al mese. E una paritaria, quanto costa? Racconta Sonia, una mamma che abita appunto nel quartiere San Giovanni di Roma e manda quest’anno sua figlia al primo anno di scuola dell’infanzia: «Una scuola gestita da suore, ma con personale laico, considerata anche piuttosto buona a cui mi sono rivolta chiede 100 euro al mese, più 5 euro a pasto. Se la bambina andasse tutti i giorni significherebbe una spesa di circa 180 euro. Per l’inverno, inoltre, chiedono un contributo aggiuntivo. Non so di quanto, ma niente di rilevante». Servizio garantito fino alle 16,30 – ma ci sono scuole paritarie che offrono un servizio persino fino alle 18. Solo che tutte le mattine, in questa scuola, la messa è obbligatoria. Elemento che ha convinto Sonia a ritornare sull’opzione della scuola statale, dove comunque il dopo scuola sarà  gestito da un’associazione per 80 euro al mese, più gli 80 euro della mensa. Servizio garantito solo fino alle 16. Tanto per dire. Testimonianze simili si trovano anche in internet. Scrive sul sito di Noimamme.it, in un forum proprio sui costi dell’asilo, Giulia1970: «Da noi fino all’anno scorso c’erano due asili: parrocchiale paritario, retta 130 euro mensili coi pasti compresi, comunale, retta 70 euro mensile, pasti esclusi, 3.6 euro a pasto (sommando il tutto costi equivalenti, anzi più caro il comunale)».
«E oltretutto la scuola statale per far fronte alle paurose liste di attesa si sceglie, e noi lo contestiamo, di sacrificare le 40 ore di tempo pieno per offrire almeno una sezione in più, ma solo di antimeridiano», denunciano dalla FlcCgil, che sia sulla scuola dell’infanzia che su quella paritaria hanno elaborato un documento per lanciare «Dieci buone idee» (si possono trovare sul sito www.flcgil.it). «Le scuole paritarie non vivono solo di finanziamenti statali, ma anche di finanziamenti regionali e a volte pure comunali – ricordano ancora dalla FlcCgil – ma il punto centrale su cui possono fare affidamento è lo scarso rispetto dei diritti dei lavoratori: ci sono alcune scuole in cui le persone lavorano con contratti infimi solo per guadagnare punteggio. Questa è storia nota». Deregolamentazione del mercato del lavoro che difficilmente fa rima con una offerta di qualità  e garantita.
D’altronde, anche nelle scuole pubbliche si esternalizza per cercare di andare incontro alle esigenze delle famiglie. «Succede di peggio – dicono ancora al sindacato – ci chiamano da alcune zone per dire che le scuole si affidano persino ai volontari, ad esempio ai nonni, per garantire il tempo di pre e post scuola».


Related Articles

Porajmos, l’olocausto dei rom

Loading

2 agosto. 71 anni fa, il 2 agosto 1944, tutti i 2.897 rom dello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau furono inghiottiti nei forni crematori

Steve Jobs. Il genio che inventò il futuro

Loading

Se ne è andato allo zenit di un’avventura cominciata con l’abbandono da parte dei genitori naturali e finita alla guida dell’azienda più ricca del mondo. Passando attraverso l’Lsd, un matrimonio buddista e la malattia. Un ex hippy convertito alla produttività , il guerriero folle di una controcultura divenuta cultura di massa Temuto o adorato, la fine lo ha cristallizzato nel mito È morto con un portafoglio privato da 8 miliardi di dollari. Ma nessuno l’ha definito ricco  

OccupyScampia, è polemica

Loading

 I volontari contro l’occupazione delle tende: «I veri indignati siamo noi» Le associazioni che da anni lavorano per il recupero del quartiere contestano l’iniziativa e Roberto Saviano: «Non ci servono i riflettori, ma progetti»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment