Marchionne conferma i target e Fiat vola

by Sergio Segio | 21 Settembre 2011 6:39

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TORINO – Nonostante la crisi, Marchionne conferma gli obiettivi per il 2011: 1,7 miliardi di utili (2,1 prima delle imposte), un fatturato di 58 miliardi, l’indebitamento a 5,5 miliardi e la liquidità  a 18. Numeri che a fine anno consolideranno, almeno per un semestre, i risultati di Chrysler. Per una volta la Borsa sembra premiare le dichiarazioni dell’ad del Lingotto agli analisti riuniti a Londra e il titolo Fiat schizza del 7 per cento a 4,3 euro. Agli uomini della City Marchionne conferma che entro fine anno Torino salirà  al 58,5 per cento della casa di Detroit (oggi è al 53,5) utilizzando l’ultimo pacchetto del 5 per cento messo a disposizione in cambio del trasferimento di tecnologie ecologiche. Sostanzialmente confermati i piani produttivi: entro il 2014 saranno lanciati 41 nuovi modelli (23 in Europa) e verranno effettuati 19 restyling (12 in Europa). L’obiettivo resta quello di arrivare tra tre anni a produrre 6 milioni di auto all’anno. Quanto alla scelta di S&P di far scendere il rating italiano, l’ad dichiara: «Abbiamo bisogno di essere considerati affidabili». In mattinata si diffonde l’indiscrezione su una frase che avrebbe pronunciato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Se Marchionne fa il demonio è perché non vuole il sindacato in Italia». Frase che però il ministro smentisce immediatamente.
Poi Marchionne vola negli Usa dove oggi intenderebbe chiudere l’accordo con il sindacato Uaw per il nuovo contratto della Chrysler. Il condizionale è obbligatorio perché ieri sera le dichiarazioni del leader della Uaw, Bob King, non davano nulla per scontato: «Dobbiamo ancora decidere – ha sottolineato King – se proseguire il negoziato con la Ford o con la Chrysler». Ambedue le case infatti hanno prorogato il vecchio contratto, che scadeva mercoledì scorso, di una settimana per consentire a King di chiudere prima la trattativa con la maggiore delle tre case di Detroit, la Gm. L’accordo chiuso nelle ultime ore prevede che in Gm i dipendenti ottengano un bonus di 5.000 dollari e aumenti delle paghe minime. Marchionne non sarebbe disposto a concedere tanto perché, ha detto l’ad lunedì scorso, «Chrysler è in una situazione molto diversa da Gm. Loro sono partiti da un capitale di 50 miliardi, noi da un debito di 8». Dunque il Lingotto intenderebbe far calare il bonus da 5.000 a 3.500 euro. Ma si tratta di convincere King, che non sembra intenzionato a fare sconti. Il rischio, anzi, è che per la seconda volta in una settimana Marchionne arrivi a Detroit e sia costretto a fare anticamera inutilmente perché la Uaw ha deciso di trattare prima con la Ford. Già  sette giorni fa, quando King aveva preferito trattare con la Gm, Marchionne aveva scritto una lettera molto dura al leader del sindacato («Caro Bob, io e te abbiamo fallito»). Un nuovo rifiuto all’incontro di King potrebbe rendere molto tesi i rapporti tra i due principali protagonisti del salvataggio della casa di Detroit. Ieri, a chi gli chiedeva se si sono rotti i rapporti tra lui e Marchionne, Bob King ha risposto: «I nostri rapporti con Marchionne e con la Chrysler sono ottimi. Ci sono stati momenti di tensione durante la trattativa con General Motors? Sono cose che succedono», ha minimizzato il leader sindacale.

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